Multiservizi, si alza il livello dello scontro con il M5S

Sit in dei lavoratori contro Ama, azionista di maggioranza della società e interrogazione del Pd

La sede di Ama

Si alza il livello dello scontro su Multiservizi, dopo lo stop alla gara per la parziale privatizzazione della società. “Trenta licenziamenti sono già realtà. Trenta lavoratori della Multiservizi sono stati prima messi in mobilità e poi per loro è scattato il licenziamento. Questo nel totale silenzio dell’Amministrazione a Cinque Stelle sul futuro dell’azienda. Proprio su questo ho presentato una interrogazione per capire la strategia complessiva del M5S che riguarda la società, il valore delle azioni inserite nel bilancio di Ama”, ha attaccato oggi la consigliera capitolina del Pd, Valeria Baglio.

“In particolare, da Sindaca e assessore dovremmo sapere se questo valore delle azioni rispetta la stima di cessione e di vendita, come Ama compenserà in caso di perdita o come investirà in caso di eventuali plusvalenze. Non vorremmo che la vendita delle azioni di Multiservizi si risolva alla fine per Ama in una svendita, senza nessun vantaggio per l’azienda pubblica né per la collettività e senza neppure garantire un futuro ai lavoratori”.

Intanto oggi c’è stata una nuova protesta dei lavoratori Multiservizi dopo il fallimento della trattativa tra le parti sociali culminata venerdì scorso con la conferma del licenziamento collettivo per i 30 lavoratori, oggi in strada con fischietti, trombette, striscioni, slogan contro l’amministrazione pentastellata. Il gruppo di lavoratori ha manifestato oggi pomeriggio con un sit-in in via Calderon de la Barca, sotto la sede di Ama, società al 100% di Roma Capitale che detiene il 51% di Multiservizi.

L’ultimo capitolo della vicenda si è concluso giovedì notte, con il licenziamento collettivo dei 30 lavoratori in mobilità. A nulla è valso infatti l’ultimo incontro in Regione Lazio, una riunione fiume di circa otto ore con il rumoroso presidio esterno dei dipendenti che attendevano l’esito della trattativa: l’azienda non è tornata sui suoi passi e non ha revocato la procedura di mobilità, nè tantomeno accettato la possibilità di ricorrere agli ammortizzatori sociali, prospettata dal rappresentante della Regione per tutelare i livelli occupazionali.

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