Marino fra dictat del Pd e terremoto di Alfano

La cronaca non aiuta il sindaco, così come il giro di poltrone

Il sindaco di Roma si è subito recato alla sede del Pd per confrontarsi con il Presidente del Pd e commissario del partito a Roma, Matteo Orsini, dopo le dimissioni del vicesindaco Luigi Nieri, di Sel,  insieme al sostanziale passaggio del suo partito dalla maggioranza all’appoggio esterno. Circostanza che accelera e complica  il  rimpasto della giunta, che nella sua breve vita ha già vissuto ben 7 defezioni, aumentando da un lato l’incertezza sul futuro di Marino e dall’altro le indiscrezioni, fra le quali anche Niki Vendola, come vicesindaco. In particolare il Pd, sia pure consapevole della opportunità di attendere le decisioni del Ministro dell’ Interno, Angelino Alfano, vorrebbe un rimpasto corposo. In proposito circola anche la voce di un affiancamento, come vicesindaco di Lorenza Bonaccorsi, fedelissima del leader Matteo Renzi, che sembrerebbe una sorta di commissariamento. E per evitarlo Marino starebbe tentando di contrapporre la candidatura eccellente del magistrato Alfonso Sabella,  che in questi mesi si è distinto come valido assessore alla legalità. Intanto la campagna di legittimazione di Marino non conosce sosta. La tragedia del gioielliere di Prati ucciso gli ha fatto subito piovere addosso nuove polemiche sulle lacune della sicurezza nella Capitale. Pattuglie di denigratori si ritrovano pressoché  ad ogni evento per ricoprire di urla e di fischi il sindaco. Com’è successo ai funerali del bambino precipitato nella tromba dell’ascensore della metro. Si avvicina poi il terremoto sull’Amministrazione, fra dirigenti e funzionari,  che provocherà Alfano sulla base delle conclusioni della relazione prefettizia su Mafia Capitale. Se è giusto il giro di poltrone per recuperare legalità e ed efficienza, se e’ sacrosanta l’ambizione di ospitare le Olimpiadi, non sarebbe anche doveroso – come qualcuno chiede – che Marino esponga presto ai romani che cosa vuole fare e con quale squadra?  (cls)

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