Da qualsiasi parte lo si voglia guardare, il bilancio di Roma Capitale piange. Prendiamo, ad esempio, le cifre messe a disposizione per far ripartire i cantieri. In campagna elettorale Virginia Raggi aveva parlato di 2,5 miliardi, nonostante il no alle Olimpiadi. Oggi si scopre, scorrendo il Dup (Documento Unico di Programmazione), che nel triennio 2017-2019 verranno messi a disposizione solo 438 milioni di euro, che salgono a 775 se si vanno a contare anche i cantieri realizzati da soggetti esterni al Comune. È il caso delle micro-commesse da meno di 100.000 euro all’anno o delle altre stazioni appaltanti.
Se poi si va a vedere i numeri dei cantieri che verranno soddisfatti, lo scenario si fa ancora più fosco: solo uno ogni 25 avrà dei fondi, ovvero il 4% dei progetti approvati. Eppure, soltanto lo scorso 1° settembre negli uffici del Campidoglio erano arrivati 2.319 richieste di lavori per complessi 2.449 milioni di euro. L’importo medio era di circa un milione di euro a cantiere, non moltissimo quindi. Eppure, dopo la scrematura, i progetti che verranno portati avanti sono soltanto 102.
Non ci sono soldi, e questo era risaputo. Ma ora bisogna prendere atto che la situazione è ancora più difficile di quanto si potesse pensare. Si prenda, ad esempio, il Simu (Sviluppo Infrastrutture e Manutenzione Urbana), che aveva richiesto 310 interventi per un totale di 736 milioni. Ebbene, a questo ente sono stati destinati solo 16,8 milioni per finanziare 7 progetti.
È andata un po’ meglio al dipartimento Mobilità: è vero, su 24 progetti presentati, solo 7 sono stati approvati. Ma l’ente riceverà 346 milioni di euro, più di tutti gli altri dipartimenti. Alla programmazione e attuazione urbanistica sono andati 38 milioni per 48 progetti (su 57 presentati), mentre alla Sovrintendenza dei Beni Culturali 18 milioni per 12 interventi (contro i 29 proposti).