Esorcisti preparati cercasi. L’Sos arriva dall’Associazione internazionale esorcisti (Aie), l’unico ente riconosciuto ufficialmente dalla Santa Sede. “Non pochi vescovi, più che mai desiderosi di poter contare su uno o più esorcisti, impegnati nella pastorale della liberazione dall’azione straordinaria del maligno, lamentano di non avere nel loro clero sacerdoti adatti a svolgere il ministero di esorcista – ha detto il nuovo presidente dell’Aie, mons. Karel Orlita, al Sir -. Non basta, dicono, avere una buona preparazione teologica ed essere bravi preti per fare l’esorcista: occorre qualcosa d’altro”. “Il fatto è – premette all’Adnkronos don Gianni Sini, esorcista sardo – che non è entrata l’idea di inserire nelle facoltà teologiche dei corsi specifici per esorcisti per cui spesso siamo in presenza di sacerdoti che i vescovi si vedono costretti a cooptare. Ma non è che tutti siano predisposti per questo ministero”. L’esorcista, che opera in Sardegna, non nasconde che Satana incontra scetticismo anche tra i preti: “E’ facile trovare qualche sacerdote scettico anche tra coloro che vengono incaricati. Ciò che manca è la forte convinzione -che deve partire dal Vangelo – che la realtà di Satana oggi è presente. Non possiamo eluderla o ridurla solo ad un mito o a qualcosa che sia il simbolo astratto del male. Questo crea disorientamento anche tra i fedeli”. Tra i sacerdoti, spiega don Sini, “quando si tratta dell’azione straordinaria del diavolo c’è la tendenza a ridurla ad una forma di malattia , a un fatto di natura psichiatrica. Beninteso: non dobbiamo entrare nella facile creduloneria che tutto sia opera del diavolo, ma neanche escludere a priori che certe manifestazioni non sono naturali ma sono opera del maligno. Il Papa ne parla sempre del diavolo. Eppure oggi c’è la tendenza a considerarlo un simbolo, un male in astratto”.
Oggi, osserva don Gianni Sini, davanti ai sacerdoti che lottano contro Satana c’è la grande sfida dell’occultismo: “Il nostro lavoro è fondamentale contro i nuovi artigiani del diavolo”. La scarsità di esorcisti, spiega don Sini, è dovuta anche alla mole di lavoro che sta dietro ai sacerdoti che danno la caccia al maligno: “Pochi si rendono disponibili perché sanno che si tratta di un ministero che richiede grande impegno, disponibilità di tempo. Oggi si fa fatica ad ascoltare. Si tratta anche di accompagnare le persone nel cammino di sofferenza. Un cammino che si affronta anche con le famiglie”. La conseguenza è che i pochi esorcisti sul territorio sono sempre più oberati e sotto stress: “In Sardegna – fa un esempio concreto don Sini – con oltre un milione e 600mila abitanti, e le distanze esistenti, che possono fare quegli 8 o 9 esorcisti operativi? Ci sono poi nazioni sguarnite. Come diocesi che non ne hanno”. Ricambio generazionale neanche a parlarne; molti esorcisti sono agè. “L’avvento di internet poi – osserva ancora don Sini – ha creato problemi in più sulla manifestazione del maligno rispetto a cento anni fa. Il maligno si adatta anche al nostro tempo e là dove incontra fragilità si inserisce”.
Gli esorcisti che aderiscono all’Aie in tutto il mondo sono 905. L’Europa è il continente più rappresentato (70%), con l’Italia al primo posto (483 soci, di cui 139 ausiliari). Seguono il Nordamerica (13%), con Stati Uniti (62) e Messico (48); il Sudamerica (11%), guidato dal Brasile (46), e l’Asia (6%, di cui 3 in Cina e 2 a Taiwan). In Africa, alle prese con la stregoneria, gli esorcisti sono Aie sono appena 13.