(dall’inviata Elvira Terranova) -Lei, quel video “sconvolgente” non lo vuole vedere. Le immagini di quello che è accaduto nella notte tra il 16 e il 17 luglio del 2019 in quel residence del Pevero in Costa Smeralda le fanno paura. Un video in cui sarebbe stata ripresa la presunta violenza sessuale di gruppo denunciata dalla principale accusatrice dei quattro imputati: Ciro Grillo, Francesco Corsiglia, Edoardo Capitta e Vittorio Lauria. La studentessa italo-norvegese, che oggi ha 23 anni, quelle immagini non le ha mai viste. “Ogni volta che ne parlavamo lei scappava…”, dice la sua legale, l’avvocata Giulia Bongiorno, che rappresenta la giovane con l’avvocato Dario Romano. “Un video sconvolgente e non so cosa succederà quando sarà proiettato…”, dicono i due legali. Ma per ora è tutto rinviato alle prossima udienza, che si terrà il 13 dicembre, sempre davanti al Tribunale di Tempio Pausania, in Sardegna. Quando proseguirà il controesame della giovane. Gli imputati sono tutti accusati di stupro di gruppo. Grillo junior e i suoi amici ribadiscono dalla prima udienza che non si è trattato di violenza sessuale ma di rapporti “consenzienti” con la ragazza.
Intanto, oggi si è tenuta un’altra udienza fiume, durata più di sei ore, i cui la difesa ha posto decine di domande alla ragazza. Domande su domande, con la lettura dei stralci dei verbali resi dalla giovane Silvia (il nome è di fantasia) nel luglio del 2019, prima ai carabinieri e poi al Procuratore di Tempio Gregorio Capasso. Per i difensori dei quattro, gli avvocati Enrico Grillo, Mariano Mameli, Ernesto Monteverde, Alessandro Vaccaro, Enrico Grillo, Gennaro Velle e Antonella Cuccureddu, “sono numerose le contraddizioni emerse dal controesame della ragazze, anzi sono una prima serie di contraddizioni che sono legate ad antefatti che verranno approfonditi successivamente”. “Sono state fatte domande generiche di contorno rispetto al fatto centrale, al quale non siamo arrivati perché il presidente ha ritenuto inopportuno cominciare a parlare dei momenti cruciali al termine dell’udienza e quindi essere poi costretti ad interrompere”, aggiunge l’avvocata Cuccureddu.
“Ogni volta che c’è una diversità nel raccontato questo impone che siano richiamate le integrali dichiarazioni rese in precedenza – dice l’avvocato Mameli prima di lasciare il tribunale di Tempio Pausania al termine dell’udienza- Questo determina decine di migliaia di pagine da rileggere. E’ un lavoro lungo che continuerà nelle prossime udienze. Adesso siamo solo agli antefatti”. “Se fosse un risultato calcistico – conclude – potremmo dire che si vede una squadra scendere in campo fisicamente tonica e ben disposta”.
Bongiorno ‘Domande di caccia all’errore’
Le dichiarazioni che la studentessa ha fatto ieri rispondendo alle domande del procuratore Gregorio Capasso sono state messe a confronto con quelle che rilasciò ai carabinieri di Milano quando denunciò l’accaduto nel luglio del 2019 e con quanto raccontato dalle persone che erano con lei e che avevano raccolto le sue confidenze. Secondo l’avvocata Cuccureddu, sono “nettamente differenti rispetto a quelle che lei ha raccontato ieri in udienza”. Una lunga serie di contestazioni alle quali la giovane avrebbe risposto in molti casi di non ricordare o di avere “delle sovrapposizioni di ricordi”. Non solo: la ragazza, ha riferito ancora la legale di Corsiglia, ha raccontato anche di un precedente rapporto sessuale violento subìto in Norvegia. dando dettagli “chiari e lucidi” su quell’episodio.
Ma l’avvocata Giulia Bongiorno e l’avvocato Dario Romano non ci stanno e contrattaccano: “Quella di oggi è stata un’udienza nella quale gli avvocati degli imputati, facendo il loro lavoro, hanno fatto una serie di domande di caccia all’errore. Come spesso capita in questi processi, è come se la persona offesa che ha denunciato qualcosa di grave fosse improvvisamente sul banco degli imputati e, quindi, ci sono una serie di domande su come è vestita, sulle precedenti frequentazioni, sulla scuola cattolica, dirette a tratteggiare una personalità che la mia assistita ha sempre respinto”.
Un altro episodio passato oggi sotto la lente di ingrandimento dei legali è stato il bacio che si sarebbero dati la sera del 16 luglio 2019, dopo l’incontro al Billionaire di Porto Cervo e prima di andare nel residence del Pevero, la ragazza italo-norvegese e Ciro Grillo. Ha baciato o no il figlio del fondatore del M5S? E’ ruotato proprio attorno a questo quesito l’ultima parte del controesame dei legali della difesa nel processo. La ragazza, che da ieri viene sentita in aula, sollecitata dagli avvocati degli imputati, ha ribadito più volte di non ricordare l’episodio del bacio. Mentre, come fa notare l’avvocato Gennaro Velle, legale di Francesco Corsiglia, l’amica della giovane che era con lei quella sera e un altro amico delle due ragazze, Alex Cerato, in aula, nelle scorse udienze, hanno ripetuto che il bacio ci sarebbe stato.
In aula una chat del luglio 2019
Ma secondo i legali non sarebbe l’unica contraddizione della giovane che ha denunciato lo stupro di gruppo. Oggi gli avvocati degli imputati hanno fatto ascoltare in aula, durante il controesame, una chat audio, datata 28 luglio 2019, cioè 11 giorni dopo il presunto stupro, in cui la ragazza italo-norvegese parla con un’amica e le dice di non essere voluta andare nei mesi precedenti in un noto bar di Milano per evitare di incontrare dei ragazzi con i quali aveva avuto frequentazioni. In un altro audio la ragazza, parlando sempre con un’amica, fa un netto distingue tra “flirt e rapporti sessuali”. La ragazza ha detto ieri in aula, rispondendo alle domande del pm Gregorio Capasso, di avere avuto solo con un unico fidanzato di nome Nick, mentre i flirt “sono semplici amicizie”. Mentre secondo gli avvocati degli imputati, la chat dimostrerebbe che la giovane avrebbe avuto anche altre frequentazioni. “Attenzione a non estrapolare singole parole dalle chat che esistono agli atti del processo, perché da una lettura completa e complessiva è evidente che la nostra assistita ha sempre sottolineato che per lei il sesso è una cosa sacra, a differenza del singolo flirt”. A dirlo all’Adnkronos è l’avvocata Giulia Bongiorno, legale di parte civile della ragazza italo-norvegese. “Isolare ed estrapolare – dice l’altro legale, Dario Romano – significa distorcere il senso di una frase”
Le schermaglie hanno anche riguardato una domanda posta dalla difesa alla ragazza, sull’abbigliamento indossato dalla ragazza la sera del presunto stupro. Alla fine dell’udienza, arriva la replica dell’avvocata Cuccureddu alla legale di parte civile Giulia Bongiorno. “Mi scusi, ma in una violenza sessuale in cui una sostiene di essere stata spogliata, un avvocato può esimersi dal chiedere come fosse vestita? Le è stato chiesto come fosse vestita solo per poterle fare vedere le foto e confermare che il vestito che indossava quella sera era quello. Ma era tranquillissima. E ha dati anche dettagli non richiesti sui dettagli dei vestiti”, taglia corto la legale di Francesco Corsiglia. Poi aggiunge: “Nessuna domanda le è stata posta sulle sue passate esperienze, noi non ci siamo assolutamente soffermati”. E spiega: “Se noi avvocati della difesa abbiamo dato il nostro consenso preventivo, formulato dieci giorni fa prima alle altre parti di acquisire i video e le trascrizioni di tutto ciò che la ragazza aveva detto prima, questo avrebbe evitato che noi fossimo costretti a rappresentare al tribunale segmento per segmento quello che ha detto la ragazza prima”. “C’è un video e si sarebbe potuto vederlo tutti insieme senza la ragazza. E solo all’esito si potevano fare le domande che residuavano, questa era l’idea. Chi si è opposto, badate bene perché il pm aveva dato il consenso di acquisire, è stata la parte civile”. E conclude: “E’ stata poi la ragazza a dire che voleva rispondere a tutte le domande”.
Velle, ‘troppe cose non convergono’
Anche per l’avvocati Gennaro Velle “Sono troppe le contraddizioni nella deposizione della ragazza, troppe cose non convergono con quanto dichiarato da lei stessa durante gli interrogatori precedenti e anche con le dichiarazioni rese nel processo dalla sua amica”. “E’ importante valutare la credibilità della denunciante. Il processo si gioca sulla credibilità e l’attendibilità della ragazza. Certamente ci sono elementi di contraddizione rispetto alle dichiarazioni rese dall’altra ragazza rispetto agli elementi ulteriori a cominciare dai contenuti dei telefoni”, ha aggiunto Velle.
Ma c’è il pericolo di vittimizzazione secondaria per la ragazza che ha denunciato? “In Italia è abbastanza frequente che si facciano domande dirette a screditare i testi, capita sempre. Io non metto sul banco degli imputati gli avvocati. Io assisto in questo momento una ragazza che ieri ha dovuto rivivere questa vicenda e che la notte scorsa non ha chiuso occhio. Una ragazza che come se volesse essere il più preciso possibile, ma che cade in momenti di grande sconforto in cui vorrebbe che finisse tutto ma con grande rigore sta andando avanti”, ribadisce Giulia Bongiorno. Il processo è stato rinviato al 13 e al 14 dicembre per proseguire con il controesame di Silvia.