“Oggi verso le 11 il sistema inglese staccherà i supporti vitali a Indi Gregory“. Lo riferisce via X Simone Pillon, il legale che ha seguito in Italia la famiglia della piccola al centro di una battaglia legale che si è conclusa ieri con l’ultima pronuncia della Corte d’appello britannica che ha sbarrato la strada al ricorso dei genitori e alla proposta di trasferimento all’ospedale Bambino Gesù di Roma. “Abbiamo azionato ogni procedura dei trattati internazionali, abbiamo offerto trasferimento, cure, collaborazione. L’Italia ha fatto il possibile su richiesta dei genitori, ma ha trovato solo muri”, sono le parole amareggiate di Pillon. Come spiegato ieri il distacco dalle macchine che tengono in vita la bimba di 8 mesi, affetta da una grave e rara malattia mitocondriale, avverrà in un hospice.
“Claire e io siamo ancora una volta disgustati da un’altra decisione unilaterale dei giudici e del Trust. Il mondo intero sta guardando ed è scioccato da come siamo stati trattati”, ha detto Dean Gregory, papà della piccola Indi, dopo l’udienza di ieri. “Questo sembra come l’ultimo calcio nei denti. Non rinunceremo a lottare per la possibilità di nostra figlia di vivere fino alla fine”, ha aggiunto.
A diffondere le parole dell’uomo è stata l’organizzazione Christian Concern, che sta supportando genitori della bimba. “Claire ed io – ha continuato papà Dean – abbiamo sempre desiderato ciò che è nel migliore interesse di Indi. Lei ha diritti umani e volevamo che ricevesse le migliori cure possibili. Se il Regno Unito non ha voluto finanziarlo, perché non può andare in Italia e ricevere le cure e l’assistenza che lo straordinario primo Ministro e il Governo italiano hanno offerto?”, chiedeva il papà ribadendo di voler continuare a lottare.
Codacons presenta ricorso d’urgenza al Tribunale di Roma
Sul caso di Indi Gregory il Codacons ha presentato un ricorso d’urgenza al Tribunale civile di Roma, chiedendo ai giudici di ordinare la sospensione dei distacchi dei macchinari che tengono in vita la bimba, previsti per le 12 ora italiana. In base al ricorso dell’associazione, la cittadinanza italiana conferita ad Indi e la garanzia di cure specialistiche nel nostro Pese legittimerebbero pienamente i giudici italiani ad esprimersi sul caso.
“La decisione dell’Alta Corte britannica che ha respinto i ricorsi dei genitori di Indi – scrive il Codacons nel ricorso – viola l’art. 3 della Dichiarazione universale dei diritti umani, ai sensi della quale ‘ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona’”. L’associazione ritiene “violato anche l’art. 2 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, ai sensi del quale ‘il diritto alla vita di ogni persona è protetto dalla legge. Nessuno può essere intenzionalmente privato della vita, salvo che in esecuzione di una sentenza capitale pronunciata da un tribunale, nel caso in cui il reato sia punito dalla legge con tale pena’”. Lesi inoltre, secondo il Codacons, “gli artt. 2, 3 e 32 della Costituzione italiana, che costituiscono il fondamento del diritto alla vita e della tutela della dignità umana, e la Dichiarazione universale dei diritti del fanciullo (Dichiarazione di New York 1959)”.
“E’ gravemente ed immotivatamente illegittimo il rigetto del trasferimento di una cittadina italiana nel proprio Paese”, sostiene il Codacons che chiede di “adottare i provvedimenti necessari ed idonei a far cessare immediatamente la condotta pregiudizievole ai danni della cittadina italiana Indi Gregory, ed in particolare di: ordinare all’ospedale inglese e al Governo inglese di sospendere gli atti di distacco della bimba dai sistemi che la tengono in vita, e disporre l’immediato trasferimento in Italia della propria cittadina Indi Gregory prima che abbiano esecuzione provvedimenti contrari alle leggi italiane e mondiali; ordinare al Governo italiano di emettere un formale decreto Dpcm, ovvero regolamento ministeriale della Presidenza del Consiglio ex legge 400/88, ovvero atto di formale invito con il quale ingiunge al Governo inglese e all’ospedale dove la bambina è ricoverata di sospendere le procedure di fine vita preannunciate per lunedì prossimo, quanto meno fino alla decisione del merito del ricorso, ovvero disporre l’immediato trasferimento della bambina, ai sensi delle disposizioni sopra citate, in Italia suo Paese di cittadinanza”.