Casa delle Donne, com’è nato l’ultimo equivoco economico

Non è la Regione che dà 700mila euro/anno alla Casa delle Donne ma, proprio il contrario: 700mila euro è il totale contabile dei servizi che la Casa "offre" alla Città

La protesta della Casa delle Donne, dal profilo Twitter di @eleonoracamilli
La protesta della Casa delle Donne, dal profilo Twitter di @eleonoracamilli

Com’è nato l’equivoco tra Regione Lazio e Casa delle donne? Il 19 febbraio scorso in un tweet Nicola Zingaretti ha dichiarato che “la Regione Lazio è pronta a versare 700mila euro all’anno a sostegno dello spazio femminista”.

Di qui la polemica e la notizia secondo la quale l’Associazione starebbe per ricevere denaro pubblico. Dalla Regione, tuttavia, nello stesso pomeriggio è partita la smentita: “la notizia è frutto di un errore della nostra comunicazione”.

Lunedì 17 febbraio, nel corso di una conferenza stampa proprio presso la Casa delle Donne di Via della Lungara, Zingaretti ha presentato un metodo sperimentale dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (Asvis).

Il metodo serve a calcolare in maniera “scientifica” il valore numerico delle attività svolte da associazioni ed enti no profit per compensare, ad esempio, affitti ed altri costi per i Comuni.

Il metodo sarà utile in casi, come quelli della Casa delle donne, in cui i Comune ha revocato la concessione della sede e chiesto 800mila euro di canoni d’affitto arretrato.

Giulia Rodano, attivista della Casa intervistata da Radio Colonna, spiega: “quando il Comune ha deciso di destinare l’edificio del Buon Pastore a sede della Casa delle Donne non ha previsto alcun affitto per compensare le attività sociali dell’organizzazione.

“Ma noi abbiamo la mensa, un ostello per sole donne, sale che possono essere usate per convegni, incontri, attività culturali. Inoltre ci occupiamo della manutenzione ordinaria e straordinaria di un bene culturale del 1600, senza nessun onere per il Comune”.

Proprio in virtù dei servizi resi alla città, la Casa delle Donne non aveva mai pagato un euro di affitto.

A un certo punto, però, sulla Casa è arrivato un canone di 90mila euro l’anno. L’organizzazione ha contestato la richiesta, rispondendo al Comune con il suo conteggio dei servizi offerti.

Lo sforzo di pagare un canone c’è stato. Nel corso degli anni la Casa delle donne è riuscita a pagarne solo la metà e quindi in oltre 15 anni ha accumulato un debito di circa 800mila euro.

Con la giunta Marino la conciliazione era vicina, la Raggi invece ha imposto il rientro immediato dal debito e la revoca della convenzione.

Vista la situazione le donne della Casa hanno chiesto una valutazione del valore dei servizi di consulenza e assistenza erogati ogni anno in una perizia che è stata allegata al ricorso presentato al Tar contro la revoca della convenzione. Il valore attribuito nella perizia è stato di 700mila euro l’anno.

Ecco dunque la somma sulla quale è sorto l’equivoco. “Non è un contributo in denaro che la Casa riceve, ma un contributo in servizi che le donne della Casa offrono alla città” – conclude Rodano.

Insomma, non è la Regione che dà fondi, in questo caso, ma le donne che contribuiscono al benessere della Città per 700mila euro ogni anno.

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