2 giugno: sarà vera festa se porterà una nuova Repubblica

La gravissima crisi sanitaria ed economica richiede un salto di qualità della politica e delle istituzioni per gestire il ruolo che avrà lo Stato nella ripresa.

 

 

La Pandemia ha  messo a dura prova le risorse della sanità pubblica e ora il governo deve fronteggiare un’emergenza economica eccezionale.

Lo Stato, che  la maggior parte degli italiani non ha mai troppo amato, ha un ruolo essenziale per rilanciare le attività produttive e frenare la povertà galoppante, che può alimentare una rabbia incontrollabile.

Questo 2 giugno, festività nazionale che celebra nascita della Repubblica, sarà festeggiato in tono minore. E’ stata annullata la tradizionale parata militare e al Quirinale ci sarà  il classico concerto (diretto dal maestro Gatti) ma senza il Vip-buffet nei giardini.

E’ confermata invece la protesta silenziosa organizzata dal centrodestra unito contro il governo Conte. Nella Capitale verrà esposta in piazza del Popolo una bandiera tricolore di grandi dimensioni. Nel resto d’Italia verranno organizzati dei flash mob silenziosi e stanziali con cartelli, ma senza bandiere di partito, e senza interventi dei leader, nel pieno rispetto delle norme anti-contagio da Covid 19.

L’esposizione mediatica delle decisioni del Governo e del Premier Giuseppe Conte, di gran lunga in testa ai sondaggi, ha marginalizzato l’opposizione e soprattutto Matteo Salvini e la Lega, scesa di quasi dieci punti rispetto alle elezioni europee di circa un anno fa.

La scelta di ‘’manifestare’’ contro Conte, proprio il giorno della Festa della Repubblica, è anche un sintomo di insofferenza nei confronti dei poteri che sono stati ulteriormente accentrati dal governo, pur privo di una robusta legittimità elettorale, ma silenziosamente sostenuto e vigilato dal Quirinale. Mentre il Parlamento è stato pressoché completamente emarginato.

“La democrazia italiana era già fragile prima – sostiene il politologo Giovanni Orsina su ‘’L’Espresso – il Covid 19 l’ha ulteriormente indebolita e le conseguenze della pandemia metteranno le istituzioni sotto una pressione enorme’’.

Rilevato che i partiti sono pressoché evanescenti e il Parlamento ha perduto la capacità tecnica per la mediocrità media dei deputati e senatori, secondo Orsina la politica italiana sembra ormai una giostra di “calviniani” cavalieri inesistenti, vuoti dentro il guscio di tweet e delle dichiarazioni apodittiche al tg1 delle 20. Una visione quanto mai preoccupante di fronte a una crisi economica e sociale, ereditata dal lockdown, che stando ad alcuni indicatori – la Confindustria prevede la perdita di un milione di posti di lavoro – sarà gravissima.

Sull’ipotesi che si scateni la rabbia dei cittadini  Orsina  si pone alcune domande: ” se sarà tanta e incanalata politicamente o resterà priva di rappresentanza? Se sarà incanalata politicamente, da chi lo sarà? E ai partiti che riuscissero a incanalarla sarà dato spazio nelle istituzioni? E se sarà dato loro spazio sapranno usarlo responsabilmente? Le domande del politologo sono angoscianti e ad esse non possono rispondere i settantaquattro anni di Repubblica, che ha già vissuto una ripartenza – nota con il termine giornalistico di Seconda Repubblica – dopo lo scandalo Mani Pulite, che ha provocato la fine dei partiti tradizionali.

Il Coronavirus non mette alle strette solo la sanità e l’economia.

Ma sotto pressione è soprattutto la politica che dovrà necessariamente rinnovarsi non solo per riscattare le delusioni della ‘’Seconda Repubblica’’ (insidiata anche dal recente scandalo del CSM) ma per guidare un cambiamento profondo nel sistema produttivo e sociale, a partire dalla disuguaglianza al limite della tollerabilità, che potrebbe essere la dominante della Terza Repubblica.

 

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