Completare l’anello ferroviario per offrire a Roma una “circle line” sul modello europeo e migliorare il trasporto pubblico cittadino. Come racconta Salviamo la Metro C, il comitato di pendolari ed esperti che si occupa dello sviluppo ‘su ferro’ del tpl romano, è questa la posizione espressa dalle tanti amministrazioni che si sono susseguite a Roma negli anni. Rutelli, poi Veltroni, Marino e Alemanno e infine Virginia Raggi, tutti concordi nell’utilità di chiudere l’anello nel tratto ad oggi mancante, tra Vigna Clara e Nomentana:
Nonostante le indubbie utilità di completare l’opera, come quella di unire l’anello con la Roma-Viterbo a Tor di Quinto e con la linea C a Vigna Clara, il comitato spiega anche i tanti dubbi che può suscitare l’opera. In primis, spiega, è un’opera che non andrebbe a servire un’area ad alta densità di domanda, una conclusione che si trae dal Rapporto Ferrotramviario 1.0 (era Alemanno).
“In questo rapporto era messo nero su bianco quanto quegli 11 km erano previsti caricare: 794 e 1158 passeggeri in ora di punta per direzione. Meno di un sesto rispetto alla tratta dell’anello tra Tiburtina e Pigneto. Meno di un decimo della metro C nella tratta esterna. Numeri trascurabili rispetto ad ogni altra linea di forza su ferro a Roma – precisa SLMC – in sostanza in quella tratta carica poco o nulla. Meno di un tram, ai livelli di un bus locale. Inoltre il modello di servizio prevedeva e prevede a tutt’oggi la frequenza di un treno ogni 30 minuti, causa tracce sature nel resto del percorso”.
Come mai allora la classe politica capitolina ha cavalcato per decenni il tema dell’anello circolare? Secondo il comitato, la ragione andrebbe ricercata nella facilità di proporre una soluzione grafica accattivante piuttosto che pianificare un sistema ragionato ed efficace di metropolitane. Quest’ultimo, vera panacea a tanti mali che affliggono il trasporto pubblico capitolino.