Cinque ore di camera di consiglio per smontare i convincimenti giudiziari maturati in quattro anni da due Corti d’assise sull’omicidio del vice brigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega. La corte di Cassazione, mercoledì sera, ha sparigliato le carte. In primo grado i due americani Finnegan Lee Elder e Gabriel Natale Hjort erano stati condannati all’ergastolo; in appello le pene erano state ridotte a 24 anni per Lee Elder e a 22 anni per Natale Hjort. In entrambi i casi le corti avevano giudicato vera l’ipotesi che i due giovani, nella notte tra il 25 e il 26 luglio 2019, nel quartiere Prati a Roma, avessero agito contro Cerciello Rega e il suo collega Andrea Varriale, accoltellando il primo per 11 volte uccidendolo, pur sapendo che i due erano carabinieri o comunque appartenenti alle forze di polizia.
Le giurie avevano anche accettato per buona l’ipotesi che Natale Hjort, pur non avendo neanche sfiorato Cerciello, era parimente responsabile della sua morte perché aveva creato le condizioni che avevano portato all’omicidio ed anche perché sapeva che l’amico coetaneo era armato di un coltello da combattimento. I due carabinieri, invece, erano disarmati. La Corte di Cassazione, però, quando tutti avrebbero scommesso su una sentenza di conferma della pena, accogliendo i ricorsi delle difese – a eccezione del solo ricorso per la sentenza di omicidio a carico di Lee Elder (del resto è reo confesso) – ha chiesto un nuovo processo in corte d’appello per le sole aggravanti a Lee Elder, e un processo bis per la posizione di Natale Hjort sul concorso in omicidio.
Una sentenza che ha gelato l’aula, difensori compresi, ormai pronti ad accettare una sentenza di colpevolezza, innescando reazioni e considerazioni di diverso genere tra la gente comune. La vedova del vicebrigadiere, Rosa Maria Esilio, attraverso il suo legale Massimo Ferrandino, ha fatto sapere che, pur esprimendo amarezza e disorientamento, per la decisione della Cassazione, intende ribadire la profonda fiducia nella giustizia italiana. La vedova ritiene necessario e giusto attendere comunque di leggere le motivazioni della sentenza, con la speranza, in memoria del marito barbaramente ucciso durante il servizio, “che non passi il messaggio che in questa nazione, senza conseguenze concrete, si possa trascorrere le proprie vacanze portando al seguito armi, comprando droga e uccidendo servitori dello Stato”.