In attesa del 23 giugno, quando la corte d’appello di Roma si riunirà in camera di consiglio per la sentenza, oggi, nel processo per l’omicidio di Willy Monteiro Duarte, è stata la volta delle discussioni delle parti civili e della prima difesa. Il 18enne è stato ucciso a Colleferro nella notte tra il 5 e il 6 settembre 2020. Per la sua morte sono stati condannati in primo grado quattro giovani di Artena: i fratelli Marco e Gabriele Bianchi, a cui è stato riconosciuto l’ergastolo, Francesco Belleggia condannato a 23 anni e Mario Pincarelli a 21 anni. Il processo d’appello, in corte d’assise, è alle battute finali e oggi la procura generale ha sollecitato la conferma delle condanne in primo grado.
Sono stati “atti di violenza inaudita che hanno sconvolto profondamente la società civile”, ha detto l’avvocato Domenico Marzi, legale della madre della vittima. “In questa tragica vicenda emergono due realtà opposte, da una parte c’è un ventenne, uno studente lavoratore, che interviene per aiutare un amico in difficoltà e paga con la vita questo atto di altruismo. Dall’altra ci sono i protagonisti di una violenza inenarrabile, ragazzi conosciuti in diverse occasioni e contesti per essere dei provocatori, sempre alla ricerca di un pretesto per lo scontro”, ha aggiunto il legale della famiglia Monteiro Duarte.
Tre i Comuni che si sono costituiti come parte civile: Colleferro, luogo dell’omicidio, Paliano, territorio di provenienza della vittima, e Artena, luogo di residenza degli aggressori. Tutti lamentano danni di immagine subiti a causa delll’esposizione mediatica negativa. Le difese degli imputati, secondo il legale del Comune di Artena, Massimo Ferrandino, “in questo processo sono passate dallo scaricabarile del primo grado alla mediaticità. I media avrebbero influenzato tutti: giudici, testimoni e periti – ha detto -. Motivazioni veramente ridicole per essere ascoltate in una corte d’assise”. Così anche il Comune di Colleferro “ha subito un danno di immagine” calcolabile “dall’accostamento del nome della città all’efferato omicidio a cui riporta Google nelle ricerche”, ha spiegato l’avvocato Maurizio Frasacco. “L’azione omicidiaria, accostata a Colleferro, si evince dai 31.400 risultati che si ottenevano nei giorni successivi all’omicidio, dicitando sul motore di ricerca Google le parole chiave: Willy e Colleferro. Oggi la stessa ricerca dà come risultato 260.000 contenuti”, ha aggiunto.
Tutte le parti civili hanno chiesto la conferma delle pene inflitte in primo grado. L’avvocato dell’imputato Mario Pincarelli, però, ha chiesto alla corte d’appello di mostrare “coraggio, quel coraggio che non ha avuto la corte d’assise di Frosinone che ha condannato Mario Pincarelli”, ha affermato Loredana Mazzenga, legale del giovane di Artena. “Va fatta giustizia” ma non può essere accolta la “richiesta di chi chiede una condanna indistinta per tutti gli imputati. Ci rendiamo conto che la sentenza è il risultato del forte impatto mediatico sui giudici di Frosinone. Il processo penale – ha detto Mazzenga – non può essere usato come strumento di moralizzazione, ruolo che non compete alla magistratura”.
Secondo la legale “l’unica prova che la corte di Frosinone pone a base dell’accusa a Pincarelli sono 7 testimoni su 33” ma nessuna traccia ematica di Willy Monteiro Duarte è stata rinvenuta sul suo assistito. “Sette testi palesemente inattendibili che forniscono deposizioni diverse da quelle rilasciati ai carabinieri e che sono stati contraddetti dalle prove”, ha concluso Mazzenga chiedendo l’assoluzione del suo assistito o il derubricamento del reato da omicidio volontario a preterintenzionale.