Tre buchi nella storia del Paese che una commissione parlamentare d’inchiesta tenterà di riscrivere. Emanuela Orlandi scomparsa il 22 giugno 1983, Mirella Gregori scomparsa il 7 maggio 1983 e Simonetta Cesaroni uccisa il 7 agosto 1990; due rapimenti e un omicidio che da decenni restano avvolti nel mistero. Il primo firmatario della proposta di legge per l’istituzione della commissione d’inchiesta sui tre casi è il deputato Roberto Morassut del Pd con l’appoggio Stefania Ascari di M5s e di Carlo Calenda di Azione.
Tre aree politiche diverse perché “non è una iniziativa politica” è stato detto più volte nella conferenza stampa di oggi che si è svolta alla Camera dei Deputati. Una commissione che “sia ben chiaro, non si sostituirà al ruolo della magistratura. Serve una ricostruzione storica, ricerca di testimonianze per una relazione da consegnare all’autorità giudiziaria che la valuterà secondo in autonomia” ha detto Morassut.
Ascani parla nella duplice veste del deputato e della componente della commissione parlamentare antimafia dove “abbiamo aperto una ‘parentesi’ su caso Cesaroni. Abbiamo audito la sorella di Simonetta e inviato documenti alla procura che ha riaperto il caso contro igniti”.
Simonetta aveva 19 anni, Emanuela 15 come Mirella; vite perse nel nulla grazie a depistaggi e, come nel caso di Emanuela, nel silenzio del Vaticano che “sa più di quello che dice – ha affermato Calenda ricordando come l’Italia – pur essendo una nazione laica conserva un atteggiamento servile. Non si può considerare chiusa la vicenda in questo modo. Chiederemo al ministro Nordio di intervenire. La verità serve anche alla chiesa perché comunque emergerà ugualmente e farà più danni di quanti non ne possa fare un processo di chiarezza”. Vicenda in cui la mancata collaborazione della Santa Sede nelle indagini è stata evidente con qualche dubbio anche sulla vicenda di Mirella dato che la sorella, presente in conferenza stampa, ha ricordato che prima della scomparsa la ragazza era stata vista parlare con la guardia del corpo del Papa.
Per sostenere le parti della famiglia Orlandi c’era l’avvocato Sgro, mentre per la famiglia Cesaroni l’avvocato Federica Mondani. Accorato l’appello di Paolo Orlandi, il fratello di Emanuela. “Sono anni – ha detto – che cerchiamo di farci verbalizzare in Vaticano. Richieste che vengono sistematicamente respinte. Se me lo permettessero farei i nomi di cardinali coinvolti ed è questo che non vogliono”. Una foga, quella di Paolo, difficile da contenere e che non si è affievolita neanche nel corso dei 40anni di attesa. Ha ripercorso i nodi più spinosi della vicenda e, disincantato, ha detto di credere che “la procura non vuole riaprire il caso, non lo vuole lo stato del Vaticano e neanche lo Stato italiano”.