Ucraina: Mosca, “i militari ucraini si sono arresi a Mariupol”, ma Kiev non conferma

Intanto la Turchia mette a disposizione navi per l'evacuazione di persone da Mariupol. Mentre Biden attacca Putin ("il suo, un genocidio"), ricevendo il plauso di Zelensky: "Parole da vero leader"

Sono 1.026 i militari ucraini che si sono arresi a Mariupol, tra questi ci sono 162 ufficiali e 47 soldatesse. Lo afferma il ministero della Difesa russo citato dalla Tass. Secondo il portavoce del ministero della Difesa russo, maggiore Igor Konashenkov, si sono arresi alle truppe russe “1.026 militari ucraini della 36ma brigata marina, nei pressi dell’acciaieria Ilyich”.

Il ministero della Difesa ucraino non ha informazioni su alcuna resa da parte di soldati ucraini a Mariupol: lo ha detto ai giornalisti il portavoce del ministero riferendosi ai 1.026 marine che secondo il ministero della Difesa russo si sarebbero arresi nella città portuale ucraina. Lo riporta il Guardian, che cita la Reuters. Intanto la Turchia mette a disposizione navi per l’evacuazione di persone da Mariupol e  – secondo una nota del ministero della Difesa di Ankara citato dalla Tass – “resta in attesa di una risposta positiva”.

Biden attacca Putin: “Il suo, un genocidio”

“Sì, ho parlato di genocidio perché è sempre più chiaro che Putin sta cercando di cancellare l’idea di essere ucraini”. Lo afferma Joe Biden rispondendo a chi gli chiedeva se in Ucraina fosse in corse un genocidio. “Lasceremo agli avvocati decidere come qualificarlo a livello internazionale, ma di sicuro è quello che sembra a me”, aggiunge il presidente Usa.  Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky loda Biden per aver parlato, per la prima volta di volta, di “genocidio” in Ucraina. “Parole vere da un vero leader”.

Negoziati “in un vicolo cieco”, dice Putin

I negoziati, intanto, secondo il leader russo Vladimir Putin, sono “in un vicolo cieco” per colpa degli ucraini e la Russia continuerà quindi la guerra per raggiungere quello che era il suo obiettivo fin dal principio: la conquista dell’intero Donbass per proteggere la popolazione locale di etnia russa. Il giorno dopo la missione a Mosca del cancelliere austriaco Karl Nehammer, Putin spegne le speranze di una soluzione diplomatica. “Non avevamo altra scelta” che attaccare l’Ucraina, afferma. E anche sulla questione dei crimini di guerra, che il suo interlocutore aveva sollevato nel difficile colloquio, respinge tutte le accuse, liquidando come “un fake” il massacro di Bucha. La strage è “una falsa notizia”, ha affermato il capo del Cremlino, aggiungendo che nella presunta inchiesta russa per arrivare alla verità ha avuto anche la collaborazione del presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko.

Gli ucraini arrestano il deputato filo russo Medvedchuck

Intanto è stato arrestato con un’operazione speciale dell’intelligence ucraina Viktor Medvedchuck, deputato dell’opposizione filorussa ‘Piattaforma di opposizione per la vita’. Lo ha annunciato su Telegram il presidente Volodymyr Zelenskypostando una foto di Medvedchuck ammanettato che indossa l’uniforme delle forze armate ucraine.

Putin rilancia la sfida all’occidente, ricordando l’impresa di Gagarin

È dal nuovo cosmodromo di Vostochny – 8.000 chilometri ad est di Mosca – che il capo del Cremlino, con a fianco il suo fidato alleato bielorusso, ha rilanciato la sfida all’intero Occidente. Per farlo ha scelto una data simbolo dell’orgoglio russo: il 61esimo anniversario del lancio del primo uomo nello spazio, Yuri Gagarin. Anche allora, ha affermato Putin, Mosca era sotto sanzioni, “eppure l’Unione Sovietica è stata la prima a lanciare un satellite terrestre artificiale, il primo cosmonauta è stato nostro, così come il primo volo di una stazione spaziale, la prima passeggiata spaziale e la prima cosmonauta donna”. Anche adesso, ha assicurato il presidente, la Russia sarà capace di resistere e fra l’altro portare avanti il suo programma spaziale con il lancio della navicella automatica Luna-25, probabilmente entro l’anno. Mentre sarà l’Occidente a pagare per le misure punitive adottate.

Kiev nega di aver ostacolato i negoziati

Kiev da parte sua nega di aver frapposto ostacoli ai progressi nelle trattative, e anzi afferma che continuano, anche se sono “estremamente difficili”, specie “in questa atmosfera emotiva pesante”. Ma le affermazioni di Putin lasciano poche speranze che possa essere impedita l’offensiva russa nell’est del Paese. Putin “ha deciso che non si fermerà”, perché “ha bisogno di una vittoria militare per se stesso”, ha commentato il presidente francese Emmanuel Macron, che è stato il più assiduo interlocutore del leader russo nel tentativo di impedire il conflitto. Lo zar ha detto che è per “proteggere” il Donbass da quello che ha definito un “genocidio” perpetrato dagli ucraini fin dal 2014 che le sue truppe hanno invaso l’Ucraina: “Questo era il nostro piano. Le operazioni in alcune regioni del Paese perseguivano l’obiettivo di bloccare le forze nemiche, distruggere le infrastrutture militari e creare le condizioni per un’azione più vigorosa nel Donbass”.

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