Dibattito sul carcere tra Antigone, Garante e DAP

Alla Fondazione Basso di Roma la presentazione del libro sulla riforma dell’ordinamento penitenziario

Un focus sui tre decreti legislativi sulla riforma dell’ordinamento penitenziario approvati dal Parlamento italiano e su quelle parti della riforma che non hanno visto la luce.

Ieri pomeriggio, alla Fondazione Basso di Roma, si è svolta la presentazione del nuovo libro dell’Associazione Antigone. L’occasione per presentarlo al pubblico e per discutere con ospiti illustri sui problemi e le prospettive della detenzione nel nostro Paese.

Presenti Patrizio Gonnella (presidente di Antigone), Mauro Palma (Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale), Francesco Basentini (Capo Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria) e Gemma Tuccillo (Capo Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità).

 

“Il divieto esplicito di violenza fisica e morale è alla base del nuovo ordinamento penitenziario, un divieto più ampio della nozione della tortura. Sarà interessante vedere come si andrà ad applicare questo divieto, perché quella “morale” è una violenza ad ampio spettro. Potrebbe essere anche rappresentata dal carcere, in certe circostanze – spiega Gonnella – un’altra novità è il riconoscimento dell’identità di genere nell’ordinamento penitenziario. Con il dovere di proteggerla e difenderla dalle discriminazioni stando attenti a non segregare e ghettizzare le minoranze sessuali” Altro elemento da verificare, secondo il presidente di Antigone, è l’alimentazione differenziata per motivi religiosi. Sarà utile vedere nella pratica come si svilupperà questa innovazione. Poi c’è il tema della possibilità di esprimersi da parte dei detenuti: un condannato può rilasciare interviste, esprimere un’idea? Sul capitolo sanità, conclude Gonnella, ora si prescrive che le cure non siano solo efficaci ma anche tempestive. L’ASL, dice, va messa nelle condizioni di lavorare e di visitare almeno due volte all’anno un singono detenuto.

“L’ordinamento penitenziario più che di riforme ha bisogno di interventi, di finanziamenti. Il fallimento dell’ultima riforma dell’ordinamento penitenziario non è stato un dramma – confida Basentini – personalmente, in questi mesi andare a visitare le carceri è stata un’esperienza molto importante. I detenuti parlano principalmente di bisogno di lavoro, di assistenza sanitaria e di occupazione del tempo libero. Per risolvere queste tre problematiche non serve una riforma ma un’inclusione di altri mondi all’interno di quello penitenziario, dalle associazioni di categoria alle realtà che si occupano di sanità. Non è un testo normativo che risolverà i problemi delle carceri”

Poi c’è turno di Palma, che all’inizio se la prende con un ministro della Repubblica (Salvini) che ha auspicato che una persona marcisse in carcere, “contravvenendo all’articolo 27 della Costituzione”. “La tutela della dignità e dell’intangibilitá fisica del detenuto sono le basi da cui partire – racconta il garante – in Italia gli ingressi in carcere non sono aumentati, il problema è che non sono diminuite le uscite. Questo perché c’è l’incapacità di riassorbire le persone che escono dalla detenzione” Un altro tema importante per Palma è l’edilizia penitenziaria: si deve passare, conclude, da un’idea funzionale a una più umana, ed essere meno ingegneri e più architetti.

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