Oggi, 18 giugno, la Comunità ebraica vota per il rinnovo del vertice: presidente e 27 membri del Consiglio. Lo scrive il Corriere della Sera.
Un appuntamento che coinvolge circa 15mila ebrei romani in una Comunità in continuo cambiamento (ai ritorni in Israele si affiancano molti arrivi da diverse parti del mondo, in particolare dal Mediterraneo) che arricchiscono una realtà di duemila anni di storia. La presidenza di Ruth Dureghello (che lascia dopo otto anni di guida e altri sette come assessore alla scuola) chiude con un bilancio unanimemente ritenuto molto positivo.
«Per Israele»
Una guida non divisiva, mai polemica, in costante raccordo col tessuto sociale, politico e amministrativo della città, con le sue istituzioni, col mondo cattolico. Un’ottima base di partenza per costruire un solido futuro. Tre le liste in competizione. La prima è «Per Israele», la stessa con cui vinse Dureghello nel 2015 e nel 2019, ottenendo quell’anno il 48% delle preferenze. Su Instagram la presidente uscente ha già ufficialmente appoggiato la formazione e la candidatura di Antonella Di Castro, avvocato civilista Patrocinante in Cassazione, classe 1967, vicepresidente dell’Ospedale Israelitico. Il nome della lista ritrova spazio e senso nel programma: «Una Comunità ebraica a Roma, forte ed integrata nel tessuto dell’ebraismo internazionale non può prescindere da un rapporto diretto con la società e le istituzioni israeliane, a partire dal quel pezzo di Comunità che abbiamo in Israele». La lista annuncia molto impegno nella scuola, nella difesa della lingua e dell’identità ebraica, nell’assistenza sociale ai nuclei familiari economicamente disagiati.
«Ha Bait»
La seconda lista è «Ha Bait», ovvero la Casa di Tutti, nata dall’unione di due liste che si presentarono nel 2019 («Binah is real» e «Menorah» che ottennero insieme il 26.5 delle preferenze, la seconda da sola poco meno del 16%). Nella complessa geografia politica della Comunità ebraica, e applicando i parametri tradizionali, si tratta della lista considerata più a sinistra dello schieramento. Non è certo un caso che il candidato presidente sia il giornalista Daniele Massimo Regard, 37 anni, per ben dieci anni (dal 2013 a poco fa) nello staff dell’ex presidente della giunta regionale del Lazio, Nicola Zingaretti. Nel programma si sottolinea molto il valore dell’inclusione, del dialogo, del rispetto delle differenze: «Lo snodo principale è trasmettere ai giovani, che sono la maggiore ricchezza della nostra Comunità, il valore delle differenze, educarli al dialogo e far comprendere loro il profondo disvalore di un conflitto basato su giudizi e pregiudizi»
«Dor Va Dor»
Terza lista è «Dor Va Dor», ovvero Per le generazioni, guidata da Victor Fadlun, manager impegnato nel mondo degli sviluppi immobiliari, 50 anni, una solida esperienza all’estero con Bnp Paribas. La lista promette infatti la massima valorizzazione degli immobili di proprietà della Comunità ma senza vendite né dismissioni. Poi c’è un punto centrale: «Unità e coesione, la Comunità è unica, somma di realtà diverse ma accomunate dal medesimo senso di appartenenza alla stessa grande famiglia. Ci impegniamo a guidarla con una visione condivisa per costruire un futuro solido e duraturo per tutti». Non è escluso, secondo alcuni osservatori, che le elezioni si concludano poi con un accordo unitario e una suddivisione degli incarichi proprio all’insegna della compattezza della Comunità ebraica più antica della Diaspora.