L’ultimo caso, eclatante, arriva dal quartiere Alessandrino. Una voragine si apre il 21 settembre scorso proprio davanti alla sede locale del Partito democratico. Fin qui nulla di strano, al netto del fenomeno delle buche stradali, diffusissimo a Roma. Nessuno interviene e allora i residenti, al fine di attirare l’attenzione sul fenomeno con una gran dose di ironia, prima ci piantano dei fiori, poi una Piuma della Pampa.
Roma è un colabrodo, lo si sa. Dalla rete idrica alle strade, è tutto un buco. Anche stavolta, però, i soldi ci sono o meglio, ci sarebbero. Nei primi otto mesi dell’anno Roma nell’ambito della gestione dei fondi Pnrr sono stati messi a gara negli ultimi otto mesi 500 milioni: tra gli interventi ci sono anche 98 progetti del programma giubilare Caput Mundi. Eppure la musica non cambia.
Era lo scorso maggio quando il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, aveva annunciato lavori per 300 milioni su 800 chilometri di strade, da portare a termine entro il 2026. Incluse le famose romanelle, cioè gergalmente quelle riparazioni raffazzonate non fatte per durare. Obiettivo, rifarle tutte entro il 2026, con la fetta più rilevante (l’80%) entro fine 2024, cioè in tempo per il Giubileo.
Un piano ambizioso, ha detto il sindaco, “la più grande manutenzione straordinaria forse di sempre: queste strade dureranno almeno 15-20 anni”. Anche la tipica pavimentazione di pregio romana, i sampietrini, sarà riqualificata: c’è un piano di scambio asfalto-sampietrini (l’uno al posto degli altri e viceversa) per una superficie di 55 mila metri quadri; su altri 40 mila metri quadri invece i tradizionali cubetti saranno riqualificati. Eppure l’asfalto si continua ad aprire.