Ad oggi, i giorni di cassa integrazione superano quelli di lavoro. E si prevede una lunga serrata che partirà dal 16 dicembre e proseguirà per circa 40 giorni
photo credit: https://www.stellantis.com/
Un anno più spento che acceso. Lo stabilimento Stellantis di Cassino si prepara a lasciarsi alle spalle un a 2025 abbastanza surreale. Ad oggi, i giorni di cassa integrazione superano quelli di lavoro. E si prevede una lunga serrata che partirà dal 16 dicembre e proseguirà per circa 40 giorni, con i primi giorni di lavoro del 2026 previsti non prima della fine di gennaio. I numeri evidenziano un rischio concreto di declino programmato: le vetture prodotte nel 2025 non raggiungeranno nemmeno quota 18.000 e le previsioni per il 2026 sui modelli Alfa Romeo sono catastrofiche, non oltre le 13.000 unità, dati che certificano l’emergenza per un territorio che non può permetterselo.
“A questa crisi produttiva si aggiunge l’insopportabile elemento delle continue chiacchiere, degli spot e degli annunci vuoti sulla possibile riconversione del sito, senza uno straccio di documento, piano o progetto concreto, alimentando solo illusioni e distogliendo l’attenzione dal tema centrale: la mancanza di un piano industriale serio. La Uilm ribadisce che non si accontenterà di slogan e non getterà la spugna, ma difenderà Cassino perché qui c’è lavoro vero e un indotto enorme che tiene in piedi il tessuto sociale della provincia”, ha attaccato il segretario regionale della Uilm, Gennaro D’Avino.
A pagare il prezzo di tutto ciò sono sempre i lavoratori e l’indotto, stretti in una morsa fatta di contratti non rinnovati, attività ridotte e chiusure imminenti, un gioco sul futuro di migliaia di famiglie. È il momento di richiamare tutti all’azione immediata, intervenire ora, non domani, e si chiede chiaramente che l’Europa faccia scelte coraggiose sul futuro dell’automotive. La Uilm denuncia l’assoluta mancanza di trasparenza da parte di Stellantis, senza date certe, piani credibili o garanzie, procedendo giorno per giorno mentre la crisi cresce. Si chiede un confronto immediato per ottenere garanzie reali sui tempi della ripartenza, un piano industriale concreto (non una collezione di slogan), tutele economiche rafforzate per i periodi di fermo e interventi urgenti per salvare un indotto prossimo al collasso.