Il futuro del Paese passerà dalla capacità di attuare gli interventi del Pnrr e della politica di coesione e dai processi di formazione e istruzione nell’ottica di un mercato del lavoro caratterizzato dalla “transizione delle competenze” nel quadro di un adeguamento della rappresentatività che metta al centro delle politiche pubbliche le micro, piccole e medie imprese che costituiscono il 97,4% del tessuto produttivo nazionale. E’ il messaggio lanciato da Federterziario nel corso del convegno “La rappresentanza delle micro e piccole imprese e il ruolo delle associazioni”.
“Abbiamo voluto offrire una lettura coordinata dell’attuale momento con vista sui prossimi anni – ha evidenziato Nicola Patrizi, presidente di Federterziario – ragionando sulla necessità di combinare il ruolo dell’associazione, anche dal punto di vista delle relazioni industriali, con gli aspetti attuativi delle politiche economiche del governo, toccando anche il ruolo della zona economica sociale che sarà una grande opportunità per le imprese. Servirà una pubblica amministrazione efficiente e capace, in grado di intercettare tempistiche ed esigenze anche nell’ottica del Pnrr e delle politiche di coesione, perché si dovranno trasformare queste opportunità in risultati effettivi, a fronte di sfide ormai irrinunciabili a partire da un mercato del lavoro che richiede nuove professionalità ancora da formare e i dipendenti da aggiornare”.
Ad aprire l’evento, l’intervento di Alessandro Franco, segretario generale di Federterziario, per sottolineare nell’ambito del tema della rappresentatività, come, nel corso degli ultimi trent’anni, “il legislatore e la prassi amministrativa abbiano utilizzato norme e circolari, ben 14, per orientare l’applicazione dei contratti a un unico e solo sistema che ha soddisfatto le esigenze delle grandi aziende con sistemi di relazioni industriali su misura, che rinviano ai contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro comparativamente più rappresentative”. Il criterio della maggiore rappresentatività comparata non ha evidentemente funzionato, generando oltre un migliaio di contratti, il doppio rispetto al 2012, con oltre la metà di lavoratori (54%) a cui sono applicati, secondo il Cnel, dei contratti scaduti. “Occorre guardare – ha aggiunto Franco – alla qualità e al contenuto della contrattazione collettiva anche perché i sistemi di rappresentanza delle imprese minori, almeno considerate tali in quanto poste ai margini del dibattito e dell’agenda politica negli ultimi decenni, vanno invece supportati e tutelati”.