Lazio: dopo 20 anni una nuova legge per il sistema turistico regionale

"Un miracolo, l'atto più importante che abbia fatto come presidente", dichiara la presidente della commissione Turismo Gaia Pernarella (M5s). Ma per il vicepresidente di opposizione Pasquale Ciacciarelli (Lega) è ancora troppo poco: poche le risorse previste e non s'è puntato sul 'brand Lazio'

“I turisti non sono più quelli che vogliono seguire una bandierina. Sono cambiati”. E la nuova legge sul turismo della Regione Lazio dà loro quello che cercano. Ne è convinta la presidente della commissione Turismo del Consiglio regionale del Lazio Gaia Pernarella (M5s). La legge di riordino del sistema turistico è anzi “un miracolo, l’atto più importante che abbia fatto come presidente” perché aggiorna le norme dopo vent’anni, regola il ruolo degli operatori, offre possibilità di turismo integrato ed è anche più severa con gli abusivi.

Ma per il vicepresidente di opposizione Pasquale Ciacciarelli (Lega) è ancora troppo poco: poche le risorse previste, non s’è puntato sul ‘brand Lazio’ e sarebbe già tutta da riaggiornare alla luce dello scenario post-Covid. Alla nuova legge sul turismo, spiega Pernarella, si è arrivati anche per necessità: “La precedente normativa, vecchia di vent’anni, non era più applicabile dal punto di vista amministrativo. Prevedeva ancora le Province”. Anche per superare i confini delle vecchie mappe, nel territorio sono stati individuati dei cluster trasversali, come “l’economia del mare, o i luoghi della cultura, così che gli operatori potessero mettersi in rete”. E poi è stata introdotta una Destination management organization a livello regionale, per fare interagione operatori, agenzie e guide con le istituzioni”. Inoltre, prosegue Pernarella, abbiamo regolarizzato la questione degli operatori: una volta per tutte, la Regione finanzia solo quelli riconosciuti”. L’abusivismo, rispetto al passato, è sanzionato con più severità: “Le multe sono molto salate, e la sanzione sarà incassata dal Comune che deve però reinvestirla nella promozione turistica”. La sfida più grande, però, in una regione come il Lazio è un’altra: all’ombra di un colosso del turismo globale come Roma, le province e le loro spesso rilevantissime attrazioni rischiano di finire in ombra: per sostenere i territori bisogna aumentare i giorni di permanenza.

“Per questo – aggiunge Pernarella – stiamo spingendo su iniziative come ‘Più notti più sogni + Esperience’ che regala un pernotto in più ogni due prenotati e due pernotti in più per cinque prenotati” nelle strutture ricettive con la possibilità di fare anche esperienze uniche “come la spesa al mercato tipico, o un corso di cucina nella taverna tipica”. Che uno dei nodi decisivi del problema del sistema turismo del Lazio sia la valorizzazione delle province ne è sicuro anche il vicepresidente leghista Pasquale Ciacciarelli: “Noi, purtroppo o per fortuna, abbiamo Roma, la capitale – afferma – Ma Roma non è il Lazio, e alla grande bellezza di Roma bisognava collegare le bellezze delle province, che sono nascoste”. Per questo serviva scommettere su “un brand che potesse attrarre il turismo verso territori che hanno tutto: il mare, la montagna, la cultura. Bisognava copiare la Puglia o la Toscana, che hanno un brand fortissimo”. Ma soprattutto, sostiene Ciacciarelli, la legge è poco finanziata e sarebbe già superata dagli eventi: “L’abbiamo iniziata prima della pandemia, poi c’è stata la pandemia e ora è cambiato tutto. E’ stato tutto talmente veloce che si è passati a un tipo di turismo diverso, una grandissima evoluzione. Oggi serve un turismo più vicino alla natura, e questo premia i luoghi più ‘in periferia’”. (di Gabriele Santoro per Ansa)

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