Roma Capitale presenterà domani all’asta una controfferta, maggiorata del 10 per cento rispetto a quella di un privato e che è già sul tavolo, per assicurarsi la titolarità sull’ex rimessa Atac di piazza Bainsizza. Il Campidoglio rilancerà con una cifra superiore ai 14,3 milioni di euro e se dovesse essere necessario giocare al rialzo potrà arrivare fino a 16,4 milioni: la somma massima indicata nel concordato preventivo dell’azienda capitolina del trasporto pubblico locale.
La spesa complessiva per l’acquisizione del bene si aggira attorno ai 20 milioni di euro, secondo il Campidoglio, e grava sul bilancio di previsione 2021-2023. Oggi l’Assemblea capitolina, riunita d’urgenza, ha ratificato l’atto licenziato ieri dalla giunta, con 25 voti favorevoli, nessun contrario e due astenuti. Con la delibera “confermiamo la necessità del permanere dell’interesse pubblico sul bene e quindi chiediamo di procedere a un rialzo dell’offerta per partecipare alla procedura competitiva – ha spiegato l’assessore ai Trasporti di Roma, Eugenio Patanè -. È una rimessa molto importante per Atac e per la nostra città. Concorremo insieme a Milano e Napoli, in un consorzio di imprese, al cosidetto progetto Full green del Pnrr, che consentirà a queste tre città e alle aziende territoriali del Tpl di avere una flotta importante di autobus elettrici per implementare il servizio. Per poter ospitare una flotta imponente – ha sottolineato l’assessore – da 500 bus elettrici, servirà una locazione importante con una revisione complessiva delle rimesse oggi a disposizione dell’Atac: per ora sono state individuate tre rimesse, piazza Ragusa, San Paolo e piazza Bainsizza. Quest’ultima in particolare è l’unica a nord della città”.
Sull’immobile è già stata presentata un’offerta all’asta e quindi domani il Campidoglio proverà, con una controfferta, ad assicurarsi la proprietà. L’assessore al Patrimonio, Tobia Zevi, intervenendo in Aula Giulio Cesare e confermando che Palazzo Senatorio si trova “nella condizione di dover consentire un ulteriore rilancio nella misura massima del 10 per cento e poi del valore di stima, altrimenti si perde un bene su cui abbiamo espresso interesse pubblico e che è fondamentale per l’interesse collettivo”, ha sottolineato anche una falla normativa che mette l’ente pubblico in una posizione di svantaggio. “Ci troviamo in una situazione bizzarra, come attore pubblico ci presentiamo a un’asta permettendo all’avversario di conoscere la somma massima che possiamo stanziare. Consegno per il futuro l’ipotesi di ragionare su procedure che favoriscono maggiormente il pubblico”, ha detto Zevi. Gli stanziamenti di denaro pubblico, infatti, devono essere per norma trasparenti e quindi resi noti con atti pubblici.