Per l’azienda del trasporto pubblico locale di Roma, Atac, a oggi non è sostenibile raggiungere i due giorni di lavoro agile per i dipendenti amministrativi, il limite rilevato per garantire le attività necessarie al funzionamento dell’azienda al momento è di un giorno a settimana anche se l’obiettivo resta quello previsto dagli accordi sottoscritti con il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, in occasione dell’anno giubilare. È quanto emerso dalle audizioni tematiche di oggi nel corso della commissione Mobilità del Campidoglio, presieduta da Giovanni Zannola del Partito democratico, e richiesta dal consigliere di Forza Italia, Francesco Carpano. A chiarirlo è stato il direttore del personale di Atac, Marco Stramaccioni, che ha detto: “La convinzione è che l’azienda riesce a sostenere efficacemente un giorno di smart working per il livello di trasformazione che Atac sta affrontando”.
Inizialmente, nelle prime fasi di sperimentazione del lavoro agile in Atac “avevamo 86 lavoratori fragili e 310 lavoratori con figli inferiori ai 14 anni, questi i numeri fino ad aprile 2024 – ha spiegato il direttore generale di Atac, Alberto Zorzan -. Da settembre 2024 l’azienda ha volontariamente sottoscritto l’accordo che estendeva a tutti i lavoratori del settore amministrativo la possibilità di accedere al lavoro a distanza: siamo passati da una previsione di 340 a 940 lavoratori interessati, significa circa 4 mila giornate al mese di smart working”. Secondo Zorzan “la possibilità ideale di potersi avvalere del lavoro agile” per due giorni a settimana “è uno degli obiettivi dell’azienda, ma sul tavolo va messa anche l’esigenza dell’impresa di tenere in piedi una serie di relazioni, contatti e organizzazioni per assolvere al suo scopo. Atac è un’azienda di servizi, dislocata su più punti, ha una serie di peculiarità sul territorio, le forme di lavoro a distanza impattano su quest’attività. Il servizio di trasporto deve essere reso nel modo più sostenibile possibile anche sul fronte della mobilitazione dei veicoli – ha sottolineato il direttore generale -. Non possiamo prescindere dall’applicazione pratica del piano industriale”.
A chiarire meglio il punto è stato il direttore del personale Stramaccioni: “Abbiamo avviato la sperimentazione dello smart working per 6 mesi, da settembre a marzo, con un giorno a settimana tranne che nel periodo dal 25 novembre all’8 gennaio quando abbiamo sperimentato 2 giorni a settimana, per circa 45 giorni quindi a ridosso delle festività natalizie – ha precisato -. Abbiamo osservato gli esiti della sperimentazione che va a concludersi e la convinzione è che l’azienda riesce a sostenere efficacemente un giorno di smart working per il livello di trasformazione che Atac sta affrontando. Nel passaggio da 1 a 2 giorni a settimana, ci siamo accorti che alcuni processi aziendali avevano dei problemi in termini di velocità. Inoltre noi abbiamo personale operativo che è al 90 per cento abbondante e che non può usufruire dello smart working perché ha un ruolo sul campo. Al di là dei 1.000 amministrativi ci piacerebbe mantenere un equilibrio tra i due comparti, operativo e amministrativo: abbiamo notato che altre aziende hanno superato il livello di smart working che potevano sostenere e poi hanno dovuto tornare indietro, generando un forte malcontento”. Nel corso della seduta sono stati ascoltati anche i rappresentanti dei sindacati che, in virtù dell’accordo firmato con il Campidoglio, hanno chiesto “maggior coraggio” alla dirigenza aziendale.