Per Cassino è nebbia fitta. Quaranta giorni di stop produttivo, diciottomila vetture in programma per la produzione 2025 e tredicimila previste nel 2026: sono questi i numeri che fotografano senza filtri la crisi che sta attraversando lo stabilimento
photo credit: https://www.stellantis.com/
L’anno si chiude male, malissimo. E il 2026 è un rebus. Per Cassino è nebbia fitta. Quaranta giorni di stop produttivo, diciottomila vetture in programma per la produzione 2025 e tredicimila previste nel 2026: sono questi i numeri che fotografano senza filtri la crisi che sta attraversando lo stabilimento Stellantis di Cassino. Una situazione che ormai non fa più notizia tra i dipendenti, costretti a fare i conti con una cassa integrazione che ha superato, in maniera preoccupante, le giornate di lavoro effettivo, lasciando nell’aria un senso di incertezza che si taglia con il coltello.
Dal prossimo 16 dicembre, le linee di montaggio si fermeranno nuovamente, e questa volta lo stop si protrarrà fino alla fine di gennaio 2026. Un’ulteriore conferma di un trend che i sindacati avevano già segnalato con forza dopo il blocco del 12 dicembre. Il segretario provinciale della Uilm, Gennaro D’Avino, non usa mezzi termini: “Questo nuovo fermo è l’ennesimo colpo per migliaia di lavoratori”.
Il cuore del problema? Il crollo della domanda dei modelli premium prodotti nello stabilimento, vale a dire Alfa Romeo Giulia, Stelvio e Maserati Grecale. Questi modelli, un tempo orgoglio del made in Italy automobilistico, oggi faticano a tenere il passo con le nuove sfide di mercato, in particolare con la transizione verso l’elettrificazione.
A sentire Stellantis, a Cassino sono stati confermati i progetti legati ai nuovi modelli di Giulia e Stelvio, ma le previsioni parlano di una graduale ripresa non prima del secondo semestre del 2026. Intanto la fabbrica continua a svuotarsi anche di dipendenti. Sono iniziati gli esodi incentivati concordati l’11 giugno da azienda e sindacati, tranne la Fiom. Gli esuberi sono 600, le uscite concordate sotto incentivo saranno 250 circa un decimo dei 2.400 dipendenti. Il tutto mentre gli ammortizzatori sociali sono in scadenza.