Turismo: boom di B&B a Roma, Onorato sollecita governo su tutela del centro storico, “massino 2 per condominio”

Ma per Filippo Celata, professore ordinario di Geografia politica ed economica della Sapienza, "il livello di saturazione è stato già raggiunto. Serve regolamentare tutta la città, non è solo un problema del I Municipio"

Roma attacca il Governo per regolamentare le attività extralberghiere in centro e combattere l’abusivismo, soprattutto per gli affitti brevi. Sono due le mosse che il Comune chiede a gran voce: limitare il numero di strutture in uno stesso stabile e obbligare i portali a pubblicare solo gli annunci di quelle autorizzate, scrive oggi il dorso locale di Repubblica.

“Basterebbe poco, ma non mi sembra ci sia la volontà da parte del Governo”, dichiara Alessandro Onorato, assessore al Turismo che teme l’immobilismo di Palazzo Chigi su un tema così delicato: a Pasqua con più di un milione e 45mila prenotazioni Roma ha superato i numeri del 2022 (+68%) e del 2019 (+11%). L’assessore Onorato non è d’accordo con la ministra del Turismo, Daniela Santanché, che non vuole stabilire un numero chiuso per le attività extra alberghiere in centro. “Basta un clic e la ministra Santanché potrà portare a casa un risultato storico. Altrimenti il centro storico morirà: diventerà invivibile per cittadini e offrirà un’esperienza di basso livello per turisti. Gli abusivi penalizzano gli operatori onesti, alterano il mercato con offerte fuori da ogni standard”, aggiunge Onorato.

“Servono due decreti legge da parte del Governo Meloni. Il primo per regolamentare il fenomeno dell’extralberghiero e stabilire dei meccanismi che limitino le nuove aperture in centro, penso a non più di due strutture nello stesso stabile. Il secondo: per istituire l’obbligo sui portali online e su tutti i motori di ricerca di pubblicare solo annunci delle strutture dotate del codice identificativo rilasciato dal comune”. A mettere fretta al governo è anche Lorenza Bonaccorsi, presidente del Municipio I, che lo scorso 23 dicembre con una memoria di Giunta aveva chiesto al Comune e al Governo di intervenire: “II centro storico di Roma non può più attendere i tempi lunghissimi del Governo ma ha bisogno di un intervento urgente. Non possiamo aspettare gli annunciati monitoraggi da parte del Governo come ha promesso la ministra del Turismo. Purtroppo questi interventi, sia relativi ai balneari che ai B&b, si trasformano solo in un’espediente per non decidere”. Federico Traldi, presidente dell’associazione Laziale Bed&Breakfast Affittacamere e Affini, è contrario a possibili limitazioni: “Noi e tutte le altre stmtture ricettive extralberghiere rappresentiamo il 55% dell’offerta di posti letto a Roma. Parlare di riduzioni significherebbe ammazzare tutto l’indotto. A Pasqua eravamo pieni, se togliamo il 30% dei posti letto tagliamo il 30% dei guadagni: ci rimettono anche bar e ristoranti, oltre al Comune che non incassa il contributo di soggiorno”. Per Traldi la soluzione è aumentare i controlli.

Erano quasi 31mila quando Roma, al pari del resto d’Italia, chiuse per il primo lockdown. Un anno fa, poi, il numero di annunci sulle piattaforme per gli affitti brevi si era contratto a 24.600. Orasi è fissato a quota 24.900. Un incremento che, spiega a Repubblica Filippo Celata, professore ordinario di Geografia politica ed economica della Sapienza che da anni lavora sui boom dei B&B, segnala che “il livello di saturazione è stato già raggiunto. Siamo in ritardo sulla regolamentazione, si tratta di un numero enorme di case. Il fenomeno è uscito dalla logica dall’alloggio gestito direttamente dal proprietario. Siamo nell’era dei pluripropretari. In centro ci sono anche società di intermediazione enormi, che non hanno nemmeno sede nella Capitale”.

Per Celata il processo avviato è difficilmente reversibile e per questo, dice, andrebbe regolamentato con una legge nazionale “che possa ridurre il numero di appartamenti affittati per vacanze brevi”. Tra le proposte, cita quella a nata a Venezia da Alta tensione abitativa,”e recentemente fatta propria da diversi Comuni, prevede un sistema di licenze quinquennali con controlli in campo al Comune. Così inserirebbero sul mercato i principi di periodicità e di zonizzazione. Perché, ripeto, il fenomeno non interessa soltanto il I Municipio”.

Per Celata, inoltre, si tratta di ripensare il rapporto tra il turismo e la città. “Ribaltare lo schema che ha prodotto l’iperturistificazione e la foodification del tessuto commerciale. In altri Paesi ci stanno lavorando”. E cita l’esempio di Amsterdam, dove  “è stato imposto un tetto di 30 giorni all’anno per gli affitti brevi. Ma anche in città con regolamentazioni meno stringenti il numero di abitazioni messe sul mercato con quello scopo si è ridotto in media del 30%. L’Italia è in ritardo”.

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