Minimarket orientali di Roma: ecco perché sono così tanti

Viaggio di Radiocolonna alla scoperta delle frutterie suk della Capitale

Nella provincia di Roma ci sono 7857 imprese gestite da stranieri. Dati Confcommercio che ritraggono un tessuto imprenditoriale che vede negli esercizi gestiti da immigrati una risorsa e un’incognita, segno di un mercato appetibile ma anche di una filiera che rischia di monopolizzare alcuni settori del retail cittadino. Radiocolonna ha deciso di indagare sulla moltitudine di minimarket e frutterie orientali presenti a Roma e provincia.

 

L’ESPOSTO

Recentemente il consigliere regionale Fabrizio Santori (FDI) ha presentato alla Guardia di Finanza un esposto che ha raccolto varie denunce arrivate da decine di commercianti romani. I prezzi bassi, lo sfruttamento della manodopera, gli orari notturni, la fedeltà fiscale spesso non ineccepibile viene vista – da Santori – come una forma di concorrenza sleale su cui far luce, un sistema che penalizzerebbe gli esercenti onesti che vivono da anni in uno stato di crisi permanente.

 

 

PUNTI CONTROVERSI

Molte attività dopo cinque mesi cambiano i commessi e dopo sei modificano i nomi della società, un turn over che spesso riguarda anche l’intestatario della licenza. La loro fonte di guadagno principale è la vendita di alcolici che rende particolarmente prolifiche queste attività dalle 18,00 fino a tarda notte. Formalmente sono minimarket, vendono anche la frutta e l’escamotage consiste nel battere lo scontrino di una birra con l’IVA dei prodotti ortofrutticoli che è del 4% piuttosto che quella standard al 22%. Un sistema che consente di ricavare illegalmente 180 euro su un importo di 1000 euro (dato ANVA-Confesercenti). Com’è possibile scovare questa truffa? Basta recarsi in un minimarket e acquistare prima un frutto e poi una birra. Se su entrambi gli scontrini ci sarà la dicitura REP01 (il numero è ininfluente, l’importante è che le sigle siano uguali su entrambi gli scontrini) significa che è avvenuta un’ irregolarità. Più sprovveduti gli esercenti che affiancano al prezzo della birra la dicitura “gastronomia” o direttamente “Iva al 4%”.

 

LA FILIERA

Ci sono alcuni punti specifici su cui è opportuno che indaghi la GDF. Chi è il proprietario e con quali modalità recepisce i soldi per poi pagare l’affitto e i lavori interni al locale? La frutta spesso è di qualità infima, segno che non è la fonte di sostentamento dell’attività, come se ci fosse un mercato parallelo – a noi ignoto – che rifornisce questi esercizi e conferma il sospetto che il prodotto ortofrutticolo non sia il mezzo con cui il negozio sostiene le spese e ricava i profitti.

 

LEGISLAZIONE

Negli ultimi anni alcune iniziative del Ministero del Lavoro hanno favorito la nascita dei minimarket gestiti da orientali. Circa due mesi fa è uscito un bando rivolto a varie Regioni – compreso il Lazio – dove è stata incentivata l’apertura di nuove attività gestite da cittadini stranieri. Nella situazione attuale le iniziative governative non stanno contribuendo a fare chiarezza su un fenomeno in preoccupante espansione. Una decisione che, nel ginepraio delle nuove aperture, non aiuta a distinguere le attività in regola da quelle che utilizzano escamotage sulla pelle del fisco e della qualità complessiva dei prodotti. (Giacomo Di Stefano)

 

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