Ciampino, l’ex Igdo finisce in vendita per 1,5 milioni

Dopo decenni di abbandono l’Istituto religioso finisce all’asta

Dopo decenni di abbandono e di proposte di riqualificazione fallite l’Istituto religioso sorto nel 1922 finisce all’asta per mano dei commissari della Siciet, proprietaria dell’immobile. Ma i cittadini ne vorrebbero fare un parco

Da quasi un secolo si erge nel cuore di Ciampino, ma da una ventina di anni è in stato di semiabbandono, avvolto dalle sterpaglie. Ora però, a oltre 94 anni dalla sua costruzione (1922), per l’Istituto Gesù Divino Operaio (Igdo) di Ciampino, tra i maggiori edifici ecclesiastici nella provincia di Roma, potrebbe arrivare l’attesa svolta. La società tutt’oggi proprietaria dell’immobile, la Siciet (Società italiana costruzioni edilizia e telecomunicazioni), avrebbe infatti deciso di mettere in vendita il complesso, quasi 17 mila metri quadrati racchiusi tra via 2 giugno e via Col di Lana.

L’ente proprietario è finito da qualche anno in amministrazione straordinaria e poi liquidazione a causa di alcune difficoltà societarie, ma i commissari hanno deciso ugualmente di mettere all’asta il complesso per un importo base di 1,5 milioni di euro. L’intero procedimento di vendita dovrà sottostare al via libera del ministero dello Sviluppo Economico, anche visto e considerato che l’Igdo è dal 2006 sottoposto a vincolo dei Beni Culturali. La società ha deciso di verificare il reale interesse verso il complesso ex Igdo, che attende da anni una riqualificazione, più volte auspicata ma mai arrivata. Il termine per la presentazione delle offerte, stando ai dettagli di gara, scade il prossimo 12 aprile.

I motivi che hanno portato alla messa in vendita del complesso vanno ricercati nella lunga storia dell’Istituto, che fin dalla sua costruzione ha ospitato la congregazione delle Ancelle del Sacro cuore di Gesù, divenendo durante la seconda guerra mondiale sede del comando e finendo gravemente danneggiato in seguito a un bombardamento alleato nel 1943. Da quel momento per l’Igdo inizia il lento declino. Fino agli anni 70 quando la Curia decide di passare la mano ai privati, nonostante i servizi erogati nei locali dell’immobile rimangano pubblici. Da quel momento in poi si susseguono una serie di iniziative per tentare cambiare la natura dello stabile. Nel 1989 viene presentata una proposta per la costruzione di uffici e negozi, che però incontra una larga opposizione e finisce bocciata. Nel 1991 si tenta di costruire 200 appartamenti ma anche in questo caso la proposta decade. E così l’ormai ex Igdo, salvo qualche spazio dedicato a mense, scuole e asili, diviene rifugio di senzatetto. Nel 1998, approfittando del nuovo piano regolatore, viene approvata una variante che prevede una riqualificazione mediante la demolizione del complesso e la realizzazione di spazi commerciali privati per 35.000 metri cubi, ricevendo dalla Siciet un garage comunale, assieme ad una sala convegni e ad un plateatico.

Tuttavia la Siciet, per la quale sono nel frattempo iniziate le prime difficoltà, non riesce a portare a termine nemmeno questo progetto, che si arena definitivamente nel giugno del 2006 quando, dopo una mobilitazione di raccolta firme per la preservazione dell’intero complesso, il Ministero per i Beni Culturali sottopone a vincolo l’intera area impedendo modifiche di volume e di aspetto di tutto il complesso. Di conseguenza l’ex Igdo, ormai in stato di abbandono, ha subito un deprezzamento delle proprie mura, impossibilitate a ospitare qualsivoglia attività commerciale. I comitati cittadini vorrebbero al contrario farne un’area verde gestita dal Comune, ma nel frattempo è arrivato l’ultimo colpo di scena, ovvero la decisione della società finita nel frattempo in liquidazione di liberarsi dell’immobile. (Gianluca Zapponini)

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