La strana festa di Unindustria al Village di Ostia

Eventi lussuosi nell'ex stabilimento dei Fasciani ora adibito a scopi sociali

Dj set e quasi duecento invitati in una struttura di Ostia adibita a finalità sociali. Si chiama ‘Sun Party’ ed è la festa estiva organizzata ieri sera dai giovani di Unindustria al Beach Club Village di Ostia, lo stabilimento balneare sequestrato nel 2013 al clan Fasciani. Il 21 marzo di quest’anno il Village ha riaperto i battenti grazie a “un gruppo di coraggiosi imprenditori a cui Unindustria Lazio ha dato la possibilità di dimostrare come sia possibile ripartire all’insegna della legalità” secondo il resoconto di Federica Angeli su Repubblica. Una riapertura accolta come la rinascita di una struttura che da quel momento in poi avrebbe ospitato iniziative sociali e accolto i bambini del territorio durante l’assenza per lavoro dei genitori. Ma tra cene lussuose e party in stile Porto Cervo pare che la mission originaria della rinascita del Village si sia persa per strada.

 

I problemi sono sorti quando la Hesperia sr.l. – vicina a Unindustria – ha preso in gestione il Village dalla società che ha subìto il sequestro provvisorio nell’affaire Fasciani del 2013, la Malibù Beach srl. Una decisione presa dall’Autorità Nazionale Beni Sequestrati e Confiscati e dal Tribunale che hanno scelto Unindustria – fondamentale l’appoggio di Libera – tra una rosa di candidati per conferire alle future attività dello stabilimento sequestrato un connotato sociale. Il riutilizzo sociale dei beni confiscati alle organizzazioni criminali è previsto dalla legge 109 del 7 marzo 1996.

Tuttavia il listino prezzi del ristorante, il Lounge Bar e il Beach Club che si autodefinisce “stabilimento balneare di tendenza” lasciano intuire che il carattere “sociale” della gestione ha lasciato spazio a quello trendy. Tutto questo con un canone mensile irrisorio – 10mila euro – da versare allo Stato.

 

L’altro capitolo interessante riguarda la regolarità della metratura dello stabilimento. Una perizia svolta dall’Hesperia ha rilevato che i mq complessivi del Village sono circa il doppio di quelli che risultano ufficialmente sugli scaffali del Municipio. Una questione ancora aperta che si aggiunge a quella che ha riguardato il passaggio di gestione dalla Malibù all’Hesperia. “Il passaggio è stato reso possibile da un utilizzo irregolare dell’articolo 45bis del codice di navigazione – confida a Radiocolonna Andrea Schiavone, presidente di LabUr – articolo decisivo, seppur oggi inattuabile per l’incompletezza della legge regionale sul tema, che dà la possibilità al titolare di una concessione demaniale di appaltare solo parti singole dell’attività, non il suo complesso”. (Giacomo Di Stefano)

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