L’Olimpico è ancora uno stadio di calcio?

Dall’alluvione di domenica alle multe per i posti: il calcio romano a un bivio

Lo Stadio Olimpico nell’occhio del ciclone dopo l’allagamento di domenica scorsa e le multe durante il preliminare di Champions League.

L’acquazzone di Roma-Sampdoria – domenica scorsa – ha allagato il campo, le tribune e gli spogliatoi. Scene grottesche di fiumiciattoli spontanei che uscivano dagli spogliatori e si dirigevano verso arbitro e giocatori che – prima di riandare in campo – stavano ragionando sulla prosecuzione della partita, sospesa per pioggia. Alcuni video apparsi sul web hanno confermato la scarsa efficacia della copertura dello Stadio Olimpico, con fiumi d’acqua che senza alcun controllo si abbattevano su curve e tribune. “L’allagamento potrebbe riguardare un problema di manutenzione – confida a Radiocolonna Marco Palumbo, consigliere capitolino d’opposizione e membro della Commissione Sport – nel 2008 Roma-Sampdoria è stata addirittura rinviata ma senza gli spogliatoi allagati”.

 

Lo stadio, costruito nel 1952 per ospitare le Olimpiadi del ’60, è stato da sempre al centro di polemiche e contestazioni sulla sua ‘inadeguatezza’ a ospitare eventi calcistici. Dubbi che hanno riguardato la lontananza degli spalti dal campo, quella pista d’atletica – necessità olimpionica – che ha sempre reso l’Olimpico meno godibile di San Siro o di Marassi, piccola bombonera genovese. Il dibattito pubblico sull’Olimpico ha toccato l’apice in occasione di Italia ’90. Lavori mostruosi, proteste ambientaliste, costi previsti di 80 miliardi di lire lievitati a 233 (il triplo) hanno cambiato il volto di un’opera pubblica che di lì a breve sarebbe finita sotto la lente della magistratura. Ma negli ultimi tempi le questioni meteorologiche non solo le uniche ad aver messo sul banco degli imputati lo stadio romano. In occasione di Roma-Porto, 23 agosto, cinque tifosi giallorossi sono stati multati perché seduti non sui loro posti ma a ridosso della balaustra. Un atto ritenuto “ostile” dai gruppi di tifosi organizzati che – a loro avviso – farebbe il paio con la decisione prefettizia – 2015, era Gabrielli – di dividere le curve dello stadio. Scelte istituzionali, contestazioni societarie e prezzi dei biglietti ‘lievitati’ che hanno svuotato l’Olimpico durante le partite casalinghe di Roma e Lazio. Qualche giorno fa il dg della Roma Mauro Baldissoni – ai microfoni della radio officiale dell’As Roma – ha lanciato una provocazione: a prescindere dal nuovo stadio a Tor di Valle, la Roma potrebbe fare le valigie e traslocare in una struttura più piccola.

Oggi lo Stadio Olimpico non sembra di grado di soddisfare le esigenze del calcio moderno, penalizzato da inadeguatezze strutturali e da scelte politiche che l’hanno reso un carrozzone da cui fuggire. A fine anno AS Roma e CONI dovranno ridiscutere i termini del contratto d’affitto dell’Olimpico. L’esito è tutt’altro che scontato. (Giacomo Di Stefano)

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