Il tpl risale ma i mezzi sono ancora troppo vecchi
Le municipalizzate italiane riducono le perdite a 72 milioni ma il parco bus è ancora obsoleto. Per la Cdp servono 3,7 miliardi


Il tpl italiano cerca il rilancio
Parco mezzi e materiali rotabili obsoleti, rete metropolitana e tranviaria poco capillare, una domanda di mobilità collettiva in calo. Eppure il tpl mostra segni di miglioramento, seppur ancora timidissimi. Queste le principali indicazioni emerse da due studi curati rispettivamente da Cassa Depositi e Prestiti e Intesa Sanpaolo e diffusi in occasione dell’ultimo meeting dell’Asstra.
Partendo proprio dai risultati dello studio realizzato dai tecnici della Cassa, il primo problema del trasporto pubblico italiano è la vetustità dei mezzi, soprattutto quelli di superficie. L’età media del parco autobus infatti si aggira sugli 11,4 anni, contro una media europea di 7. Addirittura, dicono dalla Cassa, “una buona parte della flotta risulta ancora appartenente alle categorie pre-euro 3”, vale a dire con motori responsabili di alti livelli di emissioni.
Per riportare il sistema dei trasporti su standard di efficienza degni di un Paese industrializzato, gli esperti di via Goito stimano una spesa di 3,7 miliardi da spalmare nei prossimi 17 anni. Parte delle risorse, circa 3 miliardi, arriveranno direttamente dal governo, che con la manovra 2017 ha stanziato gran parte dei fondi necessari. Altre risorse dovrebbero poi arrivare dalle municipalizzate, che rappresentano il grosso del traffico, con 4,7 miliardi di passeggeri trasportati ogni anno sui 5,2 complessivi dell’intero tpl italiano. Tutto per abbassare l’età media dei mezzi a 10 anni, avvicinandosi agli standard europei nel giro di pochi anni.
Ad accelerare il processo di rinnovamento del trasporto locale concorre poi il lento miglioramento della situazione finanziaria di molte aziende. Secondo gli esperti di Intesa infatti, “nel triennio 2013-2015 le aziende di tpl hanno mostrato un sostanziale miglioramento delle loro performance economico-finanziarie”.
In particolare nel 2015 l’81% delle società partecipate di tpl “chiude con il bilancio in utile: il miglioramento rispetto agli anni passati è netto, atteso che nel 2009 solo il 54% delle aziende chiudeva il bilancio in attivo”. Per società a controllo comunale la perdita cumulata è poi scesa da 229 milioni a 72 milioni nel giro di tre anni. Dunque a detta di Intesa, le situazioni di criticità sono limitate a un ristretto gruppo di aziende, tra cui ovviamente rientra Atac, il cui indebitamento rimane fermo a 1,3 miliardi di euro.
A proposito dell'autore

Giornalista professionista, mi occupo dei principali temi economico-finanziari. Comincio nel 2010 a MF-Milano Finanza per poi passare nel 2014 all'agenzia di stampa finanziaria MF-DowJones. Nel 2015 sono a Formiche.net dove mi occupo di banche e politica economica mentre nel 2016 approdo a Radiocolonna.