Ama, Muraro: nessun sabotaggio, colpa dei dirigenti

L'ex assessore ai servizi ambientali racconta la sua verità sul collasso degli impianti romani per la gestione dei rifiuti

Simone Canettieri per Il Messaggero Roma

 

«Facciamo una scommessa?».

 

Quale, Paola Muraro?

«Se in Ama i dirigenti prendessero dei premi legati ai risultati sicuramente non ci sarebbe l’ennesima emergenza rifiuti di questi giorni. Non assisteremmo, insomma, alle negligenze che vediamo».

 

Parla da ex assessore all’Ambiente, indagata per reati ambientali, o da ex consulente di Ama di lungo corso?

«Allora, io ho lasciato la giunta Raggi, mi hanno fatto dimettere per l’inchiesta. D’accordo, ma…».

 

Ma?

«I dirigenti di Ama, Pietro Zotti e Marco Casonato, indagati per i miei stessi reati, sono rimasti al loro posto e sono i responsabili degli impianti di Rocca Cencia e di via Salaria che ora sono in difficoltà. Non c’è un problema di compatibilità e opportunità? Poi, per carità, non faccio il magistrato, ma non potrebbero reiterare i reati o inquinare le prove? È tutto molto strano».

 

Anche lei agita il complotto?

«Nessun complotto, metto in ordine le cose. E’ tutto legato a un problema di manutenzione degli impianti. Si sa che, ciclicamente, ci sono delle linee che vanno in sofferenza in determinati periodi dell’anno e quindi ne risente tutto il servizio».

 

Il Campidoglio grida però ai sabotaggi.

«Per favore, questa non la beve nessuno. Basta parlare con gli operai della municipalizzata e farsi spiegare come funziona il ciclo dei rifiuti. A Roma non esistono inceneritori, e quindi il ciclo compie un altro percorso, se si inceppa un minimo il meccanismo accade ciò che stiamo vedendo in questi giorni. È così da anni».

 

È una critica sottile a chi ha preso il suo posto, ovvero l’assessore all’Ambiente Pinuccia Montanari?

«Lei parla di chiusura del ciclo di rifiuti senza conoscere come funziona la Capitale. Parla di massimi sistemi, che però non sono applicabili a Roma. A Reggio Emilia non hanno i Tmb. Non vedo programmazione, c’è troppa sciatteria».

 

Le linee perché si fermano?

«Perché mancano le gru, i polipi per i rifiuti, non si fa la manutenzione straordinaria, E nessuno ha sollecitato Ama».

 

Vuole dire che se lei fosse ancora assessore non ci sarebbe stata questa emergenza?

«Non mi sarei bevuta la storia del sabotaggio, la commissione ecomafia già nel 2015 diceva che servivano alcune macchine per non bloccare il ciclo. La linea si ferma per 40mila euro, costano così queste macchine. Può essere possibile?».

 

Nessun sabotaggio dunque?

«No, semmai è in corso quello dei dirigenti di Ama. Le racconto un retroscena».

 

Prego.

«Mi sono dimessa il 12 dicembre: la mattina feci un sopralluogo e vidi che le macchine erano ferme da luglio. Ora io mi chiedo: si possono nominare ai vertici di Ama gli stessi dirigenti che sono indagati per la gestione di questi impianti? Io ho fatto un passo indietro. O meglio mi hanno tolto di mezzo perché conoscevo la macchina e davo fastidio».

 

Cosa dovrebbe fare l’assessore Montanari?

«Purtroppo non conosce il ciclo dei rifiuti. Parla di massimi sistemi, ma la realtà è un’altra. Il post consumo è la bottiglia di plastica, non l’indifferenziata. Il grosso problema è gestire l’emergenza non pensare al futuro».

 

È così rancorosa perché non è più assessore?

«La verità sta venendo a galla».

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