Colosseo: Tar boccia il Parco voluto da Franceschini

Raggi: "Bene, hanno vinto i cittadini". Accolto il ricorso del Campidoglio, annunciato il giorno del Natale di Roma, "eccesso di potere del Mibact". La questione aveva creato polemiche fra il Comune e i Beni culturali. Franceschini: impugneremo la sentenza

(Foto Omniroma)

Il Tar del Lazio ha accolto il ricorso di Roma Capitale contro il ministero dei Beni culturali sull’istituzione del Parco archeologico del Colosseo. La sentenza breve pubblicata oggi rappresenta uno stop al progetto del Mibact. “Hanno vinto i cittadini. Bene il Tar che ha accolto il nostro ricorso sull’istituzione del Parco archeologico del Colosseo. È stato sconfitto il tentativo del Governo di gestire in totale autonomia e senza concertazione il patrimonio culturale della nostra amministrazione. Roma resta di tutti. Questo mi sembra un momento importante e positivo per riprendere un discorso sulla gestione integrata e unitaria del patrimonio culturale della città così come proposto più volte dall’amministrazione capitolina al Ministero dei Beni culturali”. Così in una nota la sindaca di Roma Virginia Raggi.

Per l’Italia e per il governo arriva una nuova, clamorosa, figuraccia. Tant’è, nelle 36 pagine in cui si articola il provvedimento, i giudici amministrativi spiegano perchè hanno dato ragione su tutta la linea alla giunta Raggi e ai sindacalisti Uil. E vanno giù durissimi: “Le disposizioni di legge non hanno attribuito al ministro alcun potere di creare un nuovo ufficio dirigenziale generale, come quello istituito per il Parco archeologico del Colosseo”, premettono chiarendo perchè hanno deciso di annullare il decreto ministeriale che istituisce il contestato Parco equiparandolo a Pompei e ai grandi Musei Autonomi lanciati due anni fa. Ma il problema, secondo i giudici amministrativi, non è solo questo. Un Parco del Colosseo, convengono con l’amministrazione 5 stelle della capitale, “avrebbe comportato la perdita per la città di Roma di gran parte dei proventi del Colosseo e avrebbe sancito la eliminazione della rilevanza
unitaria dell’area all’interno delle Mura Aureliane, oggetto della tutela Unesco”. Perchè Roma capitale, sostengono in sostanza i giudici, non è una città qualunque, il suo statuto le attribuisce “un particolare ruolo nell’attività di valorizzazione dei beni culturali romani, rispetto a cui lo Stato, pur mantenendo le proprie funzioni in materia di organizzazione dei propri uffici, non può incidere
unilateralmente”. La scelta, insomma, avrebbe dovuto comunque essere condivisa, tanto che con il suo “eccesso di potere” il
provvedimento firmato da Franceschini, viola “il principio della leale collaborazione tra gli enti”.

Per il ministro Pd, che vedeva nella riorganizzazione del Colosseo l’ultima corposa tranche della sua riforma, è un colpo
durissimo che mina alle basi quella che lui – fortemente sostenuto dal governo Renzi – ha sempre orgogliosamente indicato
come una rivoluzione. Tutto falso, solo “fake news”, “assolutamente infondati i calcoli”, ha replicato più volte nelle scorse settimane alla sindaca e agli intellettuali che lo  accusavano di togliere risorse alla capitale d’Italia e di aver voluto creare “una Roma di serie A e una Roma di serie B”.
“Accetto le critiche ma non le balle: le risorse rimangono come prima, l’80 per cento su Roma il 20 per cento a un fondo di
solidarietà per i musei minori, come avviene in tutta Italia”.
Anche oggi, a bocciatura avvenuta, ribadisce: “Fatico a capire perchè 31 Musei e Parchi Archeologici autonomi, dagli Uffizi a
Pompei alla Reggia di Caserta, vadano bene e il 32/o, il Parco del Colosseo, giuridicamente identico a tutti gli altri, invece
no..”.

Gli uffici legali del Mibact sono al lavoro per preparare il ricorso al Consiglio di Stato e la richiesta di sospensione della sentenza, sperando in una risposta rapida. La battaglia continua.

 

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