La giungla di Porta Maggiore. I passanti: sembra una savana

Sporcizia ed erba alta nel crocevia vicino Termini. La desolazione dei giorni estivi.

Rovi, sterpaglie, erba alta e sporcizia. Il tutto nel centro di Roma, a due passi dalla stazione Termini. Siamo a Porta Maggiore in un caldo giorno feriale di metà luglio. Crocevia di arterie e punto di passaggio trafficatissimo, Porta Maggiore è uno dei biglietti da visita per i tanti turisti che alloggiano nelle strutture ricettive vicine alla stazione. Un benvenuto dato nel peggiore dei modi, tra bivacchi, caos e un’erba alta che non ricorda una delle culle della civiltà occidentale ma una giungla del sud-est asiatico. Così, tra spazzatura e rifiuti, la vegetazione si innalza fino a toccare la porta delle Mura Aureliane, un tempo punto di convergenza di otto acquedotti che portavano acqua alla città.

Lo stato d’abbandono è comune a tanti punti verdi della Capitale, aree in cui il Servizio Giardini – quel che n’è rimasto – ha da tempo issato bandiera bianca. Su alcuni di questi punti, una volta, erano attivi i ragazzi delle cooperative poi finite nel calderone di Mafia Capitale.

Ora a regnare è l’incuria e il concetto di giungla capitolina – da quella burocratica a quella fisica – rappresenta sempre di più l’habitat in cui i romani si sono abituati a vivere.

“L’impressione è che il sistema non funzioni e che le varie amministrazioni siano impotenti rispetto al degrado – confida Jonathan, disk jockey spesso di passaggio a Porta Maggiore – il fatto che luoghi centrali come Porta Maggiore siano savane e discariche a cielo aperto ne è una dimostrazione”.

La piazza ormai è un crocevia caotico, arido, anonimo. Come sarebbe Porta Maggiore se un’altra capitale europea si fosse trovata un gioiello del 50 d.C. nel bel mezzo della viabilità cittadina?

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