Malagrotta: sequestrati 190 mln, indagato Cerroni. Salvini: Pacchia finita

traffico illecito rifiuti e associazione a delinquere sono i reati contestati dalla Procura di Roma nei confronti della E.Giovi

“I Carabinieri stanno sequestrando beni per 190 milioni di euro a persone coinvolte nella gestione della discarica di Malagrotta, indagate per ‘traffico illecito di rifiuti’. GRAZIE. La pacchia è finita!”. Lo scrive il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, su Twitter annunciando il sequestro.

Traffico illecito di rifiuti e associazione a delinquere sono i reati contestati dalla Procura di Roma nell’ambito dell’inchiesta che oggi ha portato al sequestro preventivo di 190 milioni nei confronti della E.Giovi Srl società che gestisce la discarica di Malagrotta. Nell’indagine, coordinata dalla Dda di Roma, risultano indagate sei persone tra cui lo storico patron della discarica, Manlio Cerroni e Francesco Rando, l’ex amministratore unico della società E.Giovi. Tra le persone finite nel registro degli indagati anche Carmelina Scaglione, attuale rappresentante legale della società. La somma sequestrata su decreto firmato dal gip Costantino De Robbio corrisponde “al risparmio di spesa dal 2012 ad oggi per l’omessa” estrazione “del percolato nella misura della minore somma quantificata dal consulente da ritenersi comprensiva – è detto nel provvedimento – di ogni successivo reinvestimento o trasformazione e di qualsiasi vantaggio economicamente valutabile nei confronti degli indagati”.

Il nuovo filone di indagine è legato agli accertamenti svolti dopo la chiusura della discarica dove sono stati smaltiti fino al primo ottobre del 2013 i rifiuti provenienti da Roma. Per gli inquirenti “l’enorme quantità di rifiuti da essa contenuti – è detto nel decreto di sequestro – richiede una attività di gestione volta ad evitare che i prodotti della trasformazione e decomposizioni dei rifiuti si disperdano nell’ambiente circostante inquinandolo. In particolare occorre provvedere alla gestione (emungitura)” dei liquidi prodotti dai rifiuti. L’estrazione del percolato ha dei costi per l’impresa che gestisce la discarica ma “secondo quanto risulta dalle indagini svolte dalla Procura tali prescrizioni non sono state rispettate e la E.Giovi srl ha fittiziamente dichiarato di avere compiuto le operazioni di emungitura per evitare di sostenere i rilevanti costi delle operazioni”. Il profitto del reato, costituito dai mancati costi, secondo il pm, “sarebbe stato dirottato – aggiunge il gip – alle società consorzio Colari e Petromarine Italia Srl, appartenenti al medesimo gruppo di società E.Giovi, all’evidente scopo di occultare tali ricavi a chi leggesse il bilancio”.

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