Violenza stadi: Salvini, tornino le trasferte, no a chiusura impianti

Il ministro: "Ci sono 6mila teppisti. Non è giusto che paghi un club, un'intera tifoseria o una città. Sradicare violenza, 99% tifosi sano"

tifosi romanisti fuori dallo stadio

Sì al ritorno delle trasferte collettive dei tifosi, no alla chiusura degli stadi ed alla sospensione delle partite in caso di cori offensivi. Si tratta di sradicare “seimila delinquenti”, ma il 99% dei 12 milioni di tifosi che ogni settimana vanno a sostenere la propria squadra è sano e va tutelato. Il ministro dell’Interno, Matteo Salvini – memore dei suo trascorsi nelle curve per seguire il Milan – conferma la linea dialogante con i tifosi, che “vanno responsabilizzati”, alla riunione convocata alla Scuola di polizia con i vertici del mondo sportivo in seguito agli incidenti della notte di Santo Stefano a Milano, con la morte di Daniele Belardinelli ed i ‘buuh’ al giocatore del Napoli Koulibaly. Presente anche il sottosegretario con delega allo Sporti, Gianluca Giorgetti, che ha chiesto “certezza delle pene ed aggravanti” per i violenti. Salvini ha premesso che “non si può morire di calcio nel 2018”, ma ha sottolineato i dati positivi sul fronte ultras registrati nella prima parte della stagione (luglio-novembre 2018): i feriti sono il 60% in meno dello stesso periodo dell’anno precedente, quelli tra gli agenti sono calati del 50% mentre si sono azzerati tra gli steward.

Nel corso della riunione, c’è chi ha proposto una stretta sui cori razzisti ed uno stop agli striscioni offensivi. Ma il ministro ha frenato: “lo stadio deve essere colorato e colorito”. E quanto all’ipotesi di sospensione della partita in caso di cori razzisti, ha sottolineato, “è un tema molto scivoloso: rischiamo di mettere in mano a pochi il destino di tanti. Io preferisco prevenire e non lasciare potere di ricatto ad una frangia minoritaria. E poi è difficile trovare criteri oggettivi per la decisione”. Il titolare del Viminale ha anche auspicato il ritorno delle trasferte collettive dei tifosi, “perchè sono più controllabili”, mentre si è detto “assolutamente contrario alla chiusura degli stadi ed al divieto di trasferte perchè è la resa dello Stato: bisogna garantire che chi sbaglia da tifoso paghi e chi sbaglia da tesserato paghi il doppio perchè ha responsabilità in più, ma no a sanzioni collettive, non è giusto che paghi un club, un’intera tifoseria o una città”.

Ha quindi invocato le camere di sicurezza negli stadi e ribadito la volontà che i club contribuiscano alle spese per la sicurezza: nel 2018 sono stati impiegati ben 75mila agenti per gli eventi sportivi. Giorgetti, da parte sua, ha chiesto a società e leghe di “impegnarsi sulle date e gli orari delle partite, che vanno regolati secondo precise esigenze” ed ha invitato tesserati e media a “non stimolare la retorica ultras che alimenta il proselitismo. Soprattutto i presidenti e i giocatori non devono gettare sempre benzina sul fuoco. Gli arbitri sappiamo che sbagliano ma bisogna cambiare culturalmente”. Il presidente della Federcalcio, Gabriele Gravina, infine, ha messo sul tavolo la necessità di “semplificare la procedura per la sospensione di una partita in caso di cori discriminatori, pene più severe per chi commette illeciti, più controllo sui sottoposti a Daspo, maggior ruolo per gli steward”.

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