Piazza Dante: quando il cemento si combatte con poesia e arte
Con il Cantiere dei poeti cambia il volto della piazza

Dante, Petrarca, Machiavelli. La toponomastica dell’Esquilino è un omaggio costante alla letteratura italiana, un riconoscimento permanente, inciso sulla pietra e nell’immaginario collettivo di Roma. Un omaggio che a Piazza Dante è uscito dalla targa di marmo ed è diventato un mezzo di riscatto civico, un tramite geniale per riqualificare un sito devastato dalla cantierizzazione. Siamo nel 2012. Il palazzo che ospita la Cassa Depositi e Prestiti cambia volto, diventerà la sede dei servizi segreti. Un cantiere blindatissimo e riservato che occupa metà piazza e che vede coinvolti centinaia di operai. Comitati e associazioni di quartiere hanno contrastato da subito il progetto con il risultato di ottenere il mantenimento del verde nel parco, uno dei pochi argini alla cementificazione e al degrado. Ma non l’unico. Infatti grazie alla proposta di Massimo Livadiotti, l’ideatore artistico, la Cassa Depositi e Prestiti decide di finanziare un progetto culturale per mantenere vivibilità e decoro a Piazza Dante. Nasce così il “Cantiere dei poeti”, un’iniziativa che ha cambiato volto alla piazza colorandola con versi e raffigurazioni artistiche. Nei pannelli che circondano i lavori ci sono Keats, Leopardi, Petrarca che tramite i propri versi illuminano la piazza con il contributo di pitture e opere d’arte create da artisti o da semplici cittadini, tutti residenti. La scelta dei testi è avvenuta grazie a laboratori letterari che hanno coinvolto scuole, intellettuali e scrittori in un lavoro di gruppo che s’è concretizzato in un’opera organica. “Un lavoro collettivo per riqualificare la piazza in nome dell’arte e della letteratura – ha raccontato Livadiotti a Radiocolonna “una ricerca di bellezza che ha coinvolto a titolo gratuito pittori, letterati, residenti, tutti amanti della cultura e del proprio quartiere”. Alla domanda se l’iniziativa potesse esser esportata in altri quartieri la risposta di Livadiotti è stata chiara “si, purché si costruisca in base alle peculiarità del proprio quartiere e mantenga un carattere collettivo”. I versi sono stati tradotti anche in cinese e in arabo per coinvolgere tutti i residenti di un quartiere multiculturale come l’Esquilino, una scelta vincente al punto che “una delle soddisfazioni migliori è stata vedere cittadini cinesi fermarsi e leggere i versi di Dante o Ariosto”. (G.d.S)