Benedetto XVI: da Papa non sopportavo i politici
Intervista del Pontefice emerito: “Non ci fu un complotto per farmi saltare”


Benedetto XVI era letteralmente allergico alla politica. Nel libro di Peter Seewald, “Ultime Conversazioni”, Joseph Ratzinger dice che nel suo ministero di Papa la cosa che gli è piaciuta di meno sono “le molte visite dei politici”. Il Papa emerito parla in modo positivo dell’esperienza umana e spirituale di questi contatti sottolinea, ma poi sottolinea: “l’aspetto politico è il più fastidioso”.
Quello che Ratzinger conferma è che non c’è stato un complotto per farlo saltare, che nessuno lo ha pressato, ma il peso di questo incarico è stato insopportabile. Benedetto pensava che sarebbe stato per tutta la vita solo un professore, e non certo il capo della Chiesa cattolica. Il Papa emerito parla di “belle esperienze”, della consapevolezza di “essere sostenuto”, “ma è stato naturalmente sempre anche un fardello”. In sostanza, sottolinea Ratzinger “il governo pratico non è il mio forte e questa è certo una debolezza. Ma non riesco a vedermi come un fallito”.
“Ho scritto io il testo della rinuncia”, rivela Joseph Ratzinger che sgombra anche il campo da ogni ipotesi di ricatto: “Non si è trattato di una ritirata sotto la pressione degli eventi o di una fuga per l’incapacità di farvi fronte. Nessuno ha cercato di ricattarmi. Non l’avrei nemmeno permesso. Se avessero provato a farlo non me ne sarei andato perché non bisogna lasciare quando si è sotto pressione. E non è nemmeno vero che ero deluso o cose simili. Anzi – continua -, grazie a Dio, ero nello stato d’animo pacifico di chi ha superato la difficoltà”.
E poi lo Ior, definito “un grosso punto di domanda”. “E’ stato importante – confida il Papa emerito Benedetto XVI – aver allontanato la precedente dirigenza” e “mi è sembrato giusto, per molte ragioni, non mettere più un italiano alla guida della banca”.