Venti chilometri di pista ciclopedonale che parte da Mezzocammino, all’altezza del Grande Raccordo Anulare, fino all’Idroscalo di Ostia, luogo dell’uccisione del grande scrittore e intellettuale Pier Paolo Pasolini. Ed è proprio a Pasolini che nel 2017 è stato dedicato un sentiero destinato a pedoni e biciclette all’interno della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano. Un’iniziativa portata avanti da un gruppo di cittadini e che ha trovato la ‘benedizione’ del Fondo per l’Ambiente Italiano. “Il Sentiero Pasolini è diventato un simbolo di libertà e del riscatto popolare per la riappropriazione del bene comune che si vuole ora ancor più valorizzare attraverso il sostegno di molti come comitati di quartiere, associazioni e Istituzioni” spiega il FAI sul proprio portale. Ma la storia del sentiero non è costellato solo da rose e fiori. Come ha riportato qualche giorno fa il Corsera, i proprietari delle tenute limitrofe hanno denunciato le incursioni di ciclisti sui propri terreni e che li avrebbero – secondo l’accusa – invasi e danneggiati.
Il Sentiero Pasolini in passato ha ricevuto il sostegno anche da un pezzo forte dell’Amministrazione Raggi, Angelo Diario, presidente della Commissione Sport e politico molto attento alla valorizzazione dell’attività fisica all’interno delle aree verdi della Capitale. “Il Sentiero è nato grazie alla spontanea collaborazione di appassionati cittadini del territorio che curano il sentiero rendendolo aperto e fruibile onde evitare che la vegetazione riprenda il sopravvento. Ringrazio tutti. In particolare, ringrazio Sven Otto Scheen per averci fatto da guida stamattina. Lungo il percorso potrete imbattervi in qualche agricoltore che ha in concessione i terreni: siate gentili, stiamo avviando un tavolo per trovare una soluzione che soddisfi tutti gli utilizzatori dell’area. Avanti tutta!” scriveva Angelo Diario su Facebook il 9 maggio 2021. Già in quell’occasione alcuni utenti facevano osservare la precarietà della situazione. “Si tratta in prevalenza di aziende agricole private. Non si può entrare in aziende agricole private senza autorizzazione del titolare. Lo vieta innanzitutto la legge, poi il buon senso perché vi sono pericoli e responsabilità legati all’attività produttiva, ed infine la buona educazione: se si entra in casa d’altri si deve chiedere il permesso prima” sosteneva contrariato L.P. Ora la sfida consisterà nel far coesistere l’interesse dei privati con l’esigenza e la volontà del pubblico di destinare parti di quell’area al percorso ciclopedonale.