“Attendiamo indicazioni su come procedere per la somministrazione del vaccino antinfluenzale, a partire da ottobre con l’avvio della campagna di vaccinazione stagionale, e se questo andra’ somministrato insieme eventualmente alla terza dose del vaccino anti-Covid. Ma potrebbe essere opportuno attendere comunque qualche settimana tra le due somministrazioni”.
Lo sottolinea Silvestro Scotti, segretario della Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg). “In effetti, ai fini della valutazione di eventuali effetti collaterali legati ai vaccini – spiega Scotti – sarebbe buona cosa lasciare un intervallo di qualche settimana tra la somministrazione della terza dose anti-Covid e dell’antinfluenzale. D’altronde anche nel modulo di consenso informato del ministero per la vaccinazione anti-Covid c’e’ una domanda in merito al fatto se si sia effettuata un’altra vaccinazione nelle 4 settimane antecedenti. In ogni caso c’e’ bisogno di un’indicazione chiara, proprio perche’ le prima persone che saranno vaccinate contro l’influenza sono gli anziani, che sono anche tra i primi candidati per la terza dose anti-Covid”.
Tuttavia, chiarisce, “il rischio della co-somministrazione dei due vaccini e’ che, a fronte di eventuali reazioni, sarebbe piu’ complesso identificare una relazione causale rispetto alla tipologia di vaccino, ovvero se mettere in relazione la reazione con un vaccino o con l’altro. A meno che – precisa – non ci siano evidenze e studi sulla certa non interferenza tra i due tipi di vaccinazione somministrate in contemporanea”. Quanto all’estensione dell’obbligo del green pass, tale necessita’ “ha determinato un aumento delle richieste di informazioni da parte di persone ancora indecise e che non si sono vaccinate. Abbiamo piu’ chiamate da parte di persone non vaccinate che ci chiedono informazioni e rassicurazioni in merito ad eventuali reazioni avverse, ma rispetto al numero di vaccinazioni effettuate negli studi medici – conclude Scotti – non ne registriamo un aumento poiche’ il numero delle dosi destinate ai medici di famiglia resta limitato, sia pire con una diversificazione tra le varie regioni”.