Scuola/la svolta securitaria. Valditara, ipotesi agenti di polizia nelle aree più a rischio

Ma l'aggressione di ieri alla professoressa a Varese, da parte di un giovane studente "sembra soprattutto la storia di un disturbo neuropsicologico". Per questo il ministro propone un presidio territoriale

Le forze dell’ordine potrebbero presidiare le scuole nelle aree più a rischio. È questa la soluzione ipotizzata dal ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, per rispondere agli ultimi episodi di aggressioni verso alcuni insegnanti.

In un’intervista al Messaggero il ministro, alla domanda se si possa immaginare per le scuole qualcosa di simile a quello che si sta facendo negli ospedali, dove sono stati ripristinati i presidi di polizia per proteggere i sanitari, risponde: “Non la vedo semplice. Però nelle aree particolarmente a rischio si può immaginare una presenza delle forze dell’ordine a protezione di alcune scuole”.

Secondo Valditara c’è stato un aumento dei casi di aggressione agli insegnanti da parte dei genitori. Il confronto è con i dati dell’anno scolastico 2022-23: “Sì, perché non abbiamo dati precedenti: il monitoraggio lo abbiamo istituito l’anno scorso, prima non si sapeva quali e quanti fossero gli episodi di violenza nelle scuole italiane. Ma in questo confronto da un anno all’altro registriamo un fenomeno significativo. Nell’ultimo anno scolastico avevamo avuto 36 casi, ora dopo neanche cinque mesi siamo a 27, ma se guardiamo solo alle aggressioni da parte dei familiari c’è già un aumento del 111 per cento. Per gli episodi di cui sono responsabili gli studenti invece si registra un leggero calo, -11 per cento”.

Questo “ci fa pensare che c’è una responsabilità educativa forte delle famiglie. Ecco perché, se un genitore aggredisce o prende a pugni un docente o un preside, deve risponderne nei confronti non solo dell’aggredito, ma anche dello Stato. È lo Stato a subire un danno di immagine e reputazionale, e dunque ha il diritto di essere risarcito”.

Ieri a Varese, però, ad aggredire la professoressa è stato uno studente, non un genitore. Si levano alcune voci a chiedere di garantire la “sicurezza all’accesso”. “Prevedere metal detector o cose del genere in ogni scuola? No, non penso” – dice Valdiatra – che rispetto alla vicenda di Varese sottolinea “sembra soprattutto la storia di un disturbo neuropsicologico: “È chiaro – continua il ministro – che agire solo dal punto di vista repressivo non basta, bisogna intervenire prima. Quando un ragazzo ha problemi che possono sfociare in episodi di aggressività non può essere abbandonato a sé stesso. Anche dare valore al voto in condotta, come abbiamo fatto nel disegno di legge ora all’esame del Parlamento, per questi casi serve a poco”. Per questo la scuola, conclude il ministro “deve essere supportata con un servizio di tipo psicologico, eventualmente psichiatrico. I ragazzi che abbiano un forte disagio vanno aiutati. Voglio parlarne con il collega Schillaci: se il ministero della Salute sarà d’accordo – conclude Valditara -, potremmo creare un presidio a livello di distretti provinciali, per offrire alle famiglie e alle scuole un punto di riferimento, un presidio territoriale a cui rivolgersi”.

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