Studenti contro la circolare sull’uso del cellulare in classe del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara. “Noi siamo nativi digitali”, rivendicano gli studenti medi del Lazio che accusa il ministri di non volere “una scuola che formi i cittadini del futuro, ma al contrario vuole una scuola che guarda al passato e ha paura del futuro”. P
In realtà la circolare del ministro ribadisce un divieto già introdotto nel 2007 dal ministro Fioroni e trova una scuola dove oltre 6 studenti su 10 fanno già i conti con regole interne agli istituti legate all’utilizzo dello smartphone: il 61% ha proprio dei divieti “scritti”, mentre un ulteriore 30%, per il momento, ha ricevuto soltanto dei “suggerimenti” che, presto, potrebbero trasformarsi in indicazioni ufficiali.
A oggi, dunque, appena 1 su 10 ha le ‘mani libere’. Anche se, in 3 casi su 4, il cellulare viene comunque accettato in classe, a patto che resti ‘in silenzio’: la metà degli intervistati (51%) lo può tranquillamente usare al di fuori delle lezioni (nel cambio d’ora, a ricreazione, nei momenti di pausa), a un altro 22% può persino capitare che gli venga richiesto di usarlo per scopi didattici. Solo il 15% lo deve tenere spento all’interno dell’edificio scolastico. Ancora di meno (12%) lo deve consegnare all’ingresso al personale incaricato.
“Il telefono è a tutti gli effetti anche un pc in cui possono farsi calcoli e ricerche – osserva Antonello Giannelli, che guida i presidi di Anp – quindi se non va bene utilizzarlo per chattare o per finalità ricreative può essere uno strumento di studio”. Anche per Cristina Costarelli di Anp Lazio, “è bene il fatto che comunque si mantenga la possibilità di utilizzare i dispositivi e i device in classe per aspetti didattici e sia previsto l’utilizzo di quanto si è sperimentato con la dad, dalle piattaforme alle classroom. Siamo contenti che il ministro abbia tenuto conto che ormai lo smartphone è anch’esso uno strumento didattico fondamentale”. Insomma “dopo la dad la tecnologia non si può demonizzare”. Il Codacons critica la mancanza di sanzioni verso gli istituti che non si adeguano alle disposizioni: “in tal senso la circolare del Ministro rischia di servire a poco, e di non cambiare gli abusi che vengono commessi nelle aule italiane”.