Marino vuole più fondi, Renzi deve rispondere
La Capitale rischia di scivolare nel declino. Il premier interverrà?


Matteo Renzi ha fatto pratica nella pubblica amministrazione, prima come Presidente della Provincia e poi come Sindaco di Firenze. Diventato Presidente del Consiglio cerca di guidare l’Italia fuori dalle secche della crisi, sia pure a fatica, confrontandosi, anche duramente, con l’Unione Europea sul problema migranti e all’interno del suo stesso partito, il Pd, per le riforme. Di fronte a una Capitale, sottoposta al massacro mediatico e che anche all’estero dà l’impressione di andare in pezzi: dalla amministrazione, alle strade, ai rifiuti, ai trasporti… può continuare il Capo del Governo nazionale a mantenersi distante e semmai sollecitare soltanto il sindaco a fare di più? Ma che cosa? Certo, forse Marino doveva buttarsi subito a testa bassa per cambiare tutto e mandar via tutti, collusi e incapaci. Doveva ascoltare di più alcuni collaboratori, anziché isolarli appena nascevano divergenze. Ma come si possono risanare, tanto le aziende decotte del comune quanto i servizi diventati scadentissimi, senza disporre di denaro per nuovi investimenti? Le esigenze di bilancio consentono solo di tagliare qua e là e rappezzare qualcosa, mentre don Chisciotte-Marino lotta contro i mulini a vento, eretti in anni e anni di malcostume e disinteresse. Messo alle strette, alla vigilia della sostituzione del vicesindaco e degli assessori ai trasporti e al bilancio, Marino si è deciso a chiedere una deroga alla legge di stabilità che gli consentirebbe di disporre di maggiori fondi indispensabili per la ‘’ricostruzione’’. Parrebbe che il Pd ha fatto già sapere l’orientamento negativo, ma è a Renzi che spetta l’ultima parola. Lascerà Roma nel declino e Marino alle sue battaglie impossibili? L’invito di Alessandro Gassmann a ciascun romano a fare la sua parte vale anche per lui. (cls)