Duecentocinquantamila persone a rischio, danni per 28 miliardi di euro, il valore di una Finanziaria. Beni culturali inestimabili persi per sempre. Senza contare, ovviamente, il bilancio inevitabile di morti e di feriti. Se il Tevere esondasse e Roma fosse travolta da una alluvione, gli esperti sono concordi, lo scenario sarebbe catastrofico. Eppure, con ‘soli’ 700 milioni di euro, e una manutenzione di 16 milioni l’anno, ‘Roma sommersa’ resterebbe solo, appunto, uno scenario di studio.
E già un primo passo in questo senso si è mosso: il ministero delle Infrastrutture infatti ha trovato le risorse per avviare la progettazione della diga di Torre Alfina, una ‘grande opera’ ben a monte della Capitale (ad Acquapendente, nel viterbese) che potrà proteggere Roma dalle alluvioni imbrigliando la furia del fiume.
“Dai nostri dati il rischio che corre Roma è serio e va preso sul serio” ha detto ieri il segretario dell’Autorità di distretto idrografico dell’Appennino centrale, Erasmo D’Angelis, in occasione degli ‘Stati Generali del Tevere’ in cui è stato presentato il primo rapporto sullo stato del bacino del fiume.
Per quantificare quei 28 miliardi di danni potenziali (“manderebbero in bancarotta il Comune, e forse anche lo Stato”) è stato preso a riferimento un fatto realmente accaduto, l’inondazione del 28 dicembre 1937: nonostante i ‘muraglioni’ di Lungotevere fossero già stati ultimati, la furia dell’acqua allagò disastrosamente la città e le campagne.
E oggi, con la città cresciuta nel frattempo a dismisura, lo scenario potrebbe essere ancora peggiore: miliardi di danni, la metà solo per l’edilizia residenziale: “Prevenire però – ha aggiunto D’Angelis – costa 700 milioni: in una ottica costi-benefici, la discussione si chiude qui”. (fonte Ansa)