Sciopero per il clima, 5mila studenti in corteo a Roma

"Ben venga un fenomeno come Greta Thunberg, purché se ne parli": a dirlo sono alcuni tra i maggiori esperti italiani di clima e meteorologia

La partenza del corteo

Un grande striscione verde, largo diversi metri, è stato esposto dagli studenti nel corso del corteo per il clima partito da piazza della Repubblica. Arrivati a metà di via Cavour i ragazzi hanno appeso il grande stendardo con scritto “Siamo ancora in tempo” e l’immagine di un’immensa clessidra, simbolo della necessità di bloccare i cambiamenti climatici prima che sia troppo tardi.

Secondo gli organizzatori, alla manifestazione stanno partecipando oltre 5mila persone. La conclusione del corteo sarà a piazza Madonna di Loreto dove si terranno gli interventi di ragazzi, attivisti ed esperti di cambiamenti climatici.

 

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È il secondo sciopero globale del movimento Friday for futures ispirato dalla sedicenne svedese Greta Thunberg che scende in piazza per gridare che non c’è tempo da perdere contro il riscaldamento globale. I ragazzi a Roma chiedono che venga dichiarata “l’emergenza climatica” cercando così di fare in modo che il parlamento sia vincolato a legiferare con il vincolo della questione ambientale.

Luca, 21 anni, studente di scienze politiche spiega che “questo movimento non è associato ad alcun colore politico, a nessun partito, e che naturalmente c’è il rischio che qualche politico strumentalizzi la protesta”. Ma la causa climatica è globale e abbracciata in tutto il mondo. I giovani sfilano gridano slogan anche contro il governo criticando Salvini che diceva che faceva freddo e quindi non c’è il riscaldamento globale.

Sotto accusa anche i Cinque stelle che, dicono i manifestanti, “hanno fatto promesse ambientaliste in campagna elettorale prima di andare al governo e poi hanno dato il via libera a pesticidi e scarti industriali per concimare di fatto andando contro l’ambiente. L’Italia è indietro sull’ambiente rispetto ad altri Paesi ma speriamo che si riesca ad accendere una coscienza ambientalista prima che sia troppo tardi. Non abbiamo troppo tempo e dunque più gente si impegna contro il riscaldamento globale più i sacrifici si distribuiscono e sono meno pesanti”.

 

A sfilare nel corteo ci sono anche mamme con bambini che lamentano l’assenza di educazione ambientale a scuola. “Così – spiega una giovane mamma di due bambini di 7 e 10 anni – è in famiglia che si insegna a riciclare, a mangiare carne una volta a settimana, a non usare plastica monouso e a risparmiare energia”.

 

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“Ben venga un fenomeno come Greta Thunberg, purché se ne parli”: a dirlo sono alcuni tra i maggiori esperti italiani del clima e meteorologia, intervenuti al convegno dell’Ordine interregionale dei Chimici e dei Fisici in corso a Roma.

Nel sensibilizzare l’opinione pubblica, rileva Antonello Pasini, ricercatore del Consiglio nazionale delle Ricerche (Cnr) e docente di Fisica del clima presso l’Università Roma Tre, “in 6 mesi Greta ha fatto quello che noi scienziati non abbiamo fatto in 30 anni. Ci sarà anche una componente dettata da conflitto intergenerazionale, ma, come lei stessa sottolinea, le sue affermazioni sono basate su evidenze scientifiche”. Bastano alcuni numeri per rendersi conto del problema, dice Massimo Enrico Ferrario, presidente Associazione Meteo Professionisti (Ampro), per il quale parlano chiaro i livelli raggiunti negli ultimi anni dalle temperature e il crescente aumento della popolazione mondiale. Tutto questo, ha osservato, ha un impatto anche su migrazioni, guerre e politica.

“Ben venga, quindi, una GretaThunberg, pur che se ne parli”, rileva Sergio Pisani, colonnello della Aeronautica Militare, storico volto delle rubriche meteo della Rai e segretario dell’Associazione Italiana Scienze dell’Atmosfera e Meteorologia (Aisam). “Il suo merito – aggiunge – è aver fatto capire che ognuno di noi può fare molto. La dietrologia interessa poco, il risultato è aver suscitato un onda positiva su una negatività evidente. L’importante è che se ne continui a parlare anche una volta esaurito il fenomeno mediatico

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