Omicidio Cerciello: chiesto rito immediato per i due americani

Accusati di concorso in omicidio, tentata estorsione e lesioni

foto da profilo Fb

Elementi di prova che restano “granitici” al punto da chiedere il giudizio immediato. Colpo d’acceleratore della Procura di Roma nell’indagine sulla morte del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello, colpito con 11 coltellate all’addome la notte del 26 luglio scorso. I magistrati hanno chiuso le indagini del filone principale chiedendo il processo per Finnegan Lee Elder e Christian Gabriel Natale Hjort, i due studenti americani che aggredirono Cerciello e il suo collega Andrea Varriale che si erano recati in via Pietro Cossa, nel quartiere Prati, per recuperare lo zaino che era stato sottratto alcune ore prima a Trastevere all’intermediario dei pusher Sergio Brugiadelli. Nei confronti dei due indagati, che si trovano nel carcere di Regina Coeli, i magistrati di piazzale Clodio contestano i reati di concorso in omicidio, tentata estorsione, resistenza a pubblico ufficiale e lesioni. Gli inquirenti sono, quindi, giunti a delineare il quadro di una vicenda complessa e in cui i punti da chiarire, in primo luogo il perche’ Cerciello e Varriale fossero andati all’appuntamento disarmati, sono stati molti e al centro di polemiche.

La Procura ha inviato oggi al gip la richiesta di immediato che consente di portare il processo direttamente davanti alla corte d’Assise saltando la fase delle udienze preliminari. L’attivita’ di indagine nelle ultime settimane si e’ concentrata sugli esami tecnici svolti su reperti anche quelli raccolti nella stanza d’albergo, a 80 metri dal luogo dell’omicidio, dove i due ventenni alloggiavano. La svolta e’ arrivata il 13 settembre con i primi risultati delle analisi svolte dal Ris che hanno individuato impronte (palmari e digitali) di Natale, accusato su uno dei pannelli del controsoffitto della camera dell’albergo dove fu nascosto il coltello a lama lunga utilizzato da Elder, reo confesso, per colpire Cerciello. Un elemento, secondo gli inquirenti, importante alla luce del fatto che Natale ha sempre negato di avere avuto a che fare con l’arma. Che i due avessero “dimestichezza” con armi e coltelli e’ emerso in modo lampante dall’analisi dei cellulari. Decine le foto che li ritraggono mentre impugnano pistole e armi da taglio in quella che appare come una sorta di ossessione. Dalle verifiche sui cellulari sono spuntate fuori anche moltissime foto di droga e denaro in contante.

“La quantita’ di immagini presenti all’interno dell’apparato telefonico – si legge in una informativa dei carabinieri – aventi per oggetto effigi che riproducono narcotici e medicinali di vario tipo, e’ risultata copiosa”. Con la chiusura dell’inchiesta sull’omicidio non si completa l’attivita’ di indagine dei pm diretti dal procuratore Michele Prestipino. Restano aperti i filoni relativi a chi ha scattato la foto in cui compare Natale bendato, con le mani legate e capo chinato, subito dopo il fermo, e la sua diffusione. Per questi due fascicoli sono indagati tre appartenenti all’Arma dei carabinieri per reati che vanno dalla rivelazione del segreto d’ufficio all’abuso d’ufficio . Su questa vicenda indaga anche la Procura militare.

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