A Roma e nel Lazio clan in fibrillazione

Presentato il rapporto "Mafie nel Lazio"

I controlli dei carabinieri

Il salto di qualità dei narcotrafficanti di quartiere realizzato in questi anni a Roma e nel Lazio, mutuando dalle mafie tradizionali il metodo mafioso e operando sul territorio con modalità differenti, a seconda delle aree geografiche o economiche di interesse. E’ quanto emerge da “Mafie nel Lazio”giunto alla V edizione e presentato oggi dal presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, insieme a Gianpiero Cioffredi, Presidente dell’Osservatorio Legalità e Sicurezza della Regione Lazio, alla presenza del Colonnello Francesco Gosciu, Direttore della Dia di Roma, di Andrea Riccardi, Fondatore della Comunità di Sant’Egidio e del Prefetto di Roma, Matteo Piantedosi. Come si spiega nel rapporto presentato all’interno di una villa confiscata alla mafia alla Romanina a Roma, cercando di cogliere le diverse caratteristiche di questi gruppi criminali, si constata la presenza sul territorio delle narcomafie romane, gruppi criminali che hanno affiancato al traffico di droga la pratica costante e organizzata delle estorsioni, dell’usura e del recupero crediti abusivo, con l’uso del metodo mafioso.

Si tratta di una fase evolutiva dei narcotrafficanti – è spiegato nel documento – che può portare nella direzione della formazione di gruppi criminali strutturati di stampo mafioso, che già operano nella Capitale in forme plurime. Questi organismi criminali che agiscono spesso, ma non in maniera esclusiva, in aree geografiche ben definite della città, sono uno dei sintomi di un sistema criminale in continua evoluzione. C’è inoltre una evidente fibrillazione di questi clan nella Capitale in interazione con le mafie tradizionali. Gambizzazioni, omicidi, sparatorie sono la parte visibile di un dialogo criminale costantemente in corso nella pancia della città per la conquista di spazi di investimento e il controllo di alcune attività illecite, che va letto con attenzione per comprenderne caratteristiche e conseguenze”.

Un riassetto degli equilibri – si spiega nel rapporto “Mafie nel Lazio” – che si sviluppa anche attraverso un cambio di passo in alcune dinamiche criminali ed è interno al funzionamento stesso del sistema criminale romano che è ben più ampio di quello che vediamo, ed è composto anche, fra gli altri: dai killer di professione, i broker internazionali, gli uomini della mala romana, i sistemi e reti di corruzione, le illegalità economiche e finanziarie di vario tipo, infine connivenze plurime della borghesia criminale e di segmenti del settore delle professioni. Come ogni anno alle province che da Sud a Nord sono condizionate da illegalità di vario tipo nel resto della regione. Da Viterbo sino a Latina, passando per Aprilia e Frosinone il Rapporto evidenzia la complessità delle relazioni criminali dei boss con il territorio e gli enti locali. Il basso Lazio e il litorale, in particolare, continuano ad essere un osservato speciale da parte delle Forze dell’Ordine e delle Istituzioni, nonostante minacce, intimidazioni e attentati si susseguano con ritmo costante, in particolare, nei confronti degli operatori economici e degli esponenti delle Istituzioni locali.

© StudioColosseo s.r.l. - studiocolosseo@pec.it
Il Sito è iscritto nel Registro della Stampa del Tribunale di Roma n.10/2014 del 13/02/2014