Roma, tolto il blocco alle assunzioni nelle partecipate

Nella delibera del 23 novembre, la giunta Raggi ha rimosso il limite all'inserimento di nuovi dipendenti. Ma il problema è che i conti del Campidoglio e delle società pubbliche ancora non tornano.

Il risanamento contabile è un vero e proprio miraggio. Eppure, nonostante le disastrate casse del Comune, l’amministrazione di Virginia Raggi ha deciso di mettere fine al blocco delle assunzioni nelle società partecipate da Roma Capitale. Sia pure all’interno di un piano di assunzioni che verrà monitorato dal Comune e nel rispetto dei progetti di contenimento dei costi. Da parte dell’amministrazione 5Stelle c’è insomma un tentativo di quadratura del cerchio che avviene in un contesto di equilibri finanziari fragili e precari: in Campidoglio e nelle società controllate i conti ancora non tornano come dimostra il fatto che l’Atac resta fuori dal bilancio consuntivo perché in concordato preventivo.

La situazione delle casse del Campidoglio è ancora decisamente instabile: il Comune di Roma ha archiviato infatti il rendiconto consolidato 2017 “ con un passivo di esercizio di circa 36 milioni di euro, su cui incidono le rettifiche da consolidamento dovute alla riconciliazione delle partite debitorie e creditorie reciproche tra Campidoglio e partecipate” ammette una nota dell’amministrazione capitolina.

Nota dolente del bilancio è senza dubbio la partecipata dei rifiuti Ama che sostiene di vantare 60 milioni di crediti per servizi cimiteriali nei confronti del Campidoglio. Nel dettaglio si tratta di 18 milioni di “maggiori costi” presunti fra il 2008 e il 2016 ed altri 42 milioni per opere urgenti legate alla realizzazione di loculi. Due partite cui si aggiunge la necessità, secondo il comune, di apertura di un fondo rischi da una ventina di milioni nel bilancio Ama per un contenzioso contro la Coop 29 Giugno, estromessa“senza preavviso” dalla raccolta per le utenze non domestiche dopo lo scandalo di Salvatore Buzzi, ormai da tempo fuori gioco. Ma se è vero che Atac e Ama sono in assoluto le due maggiori spine nel fianco del Campidoglio, è altrettanto vero che sono solo un pezzo del portafoglio di partecipate composto da 16 aziende. Inclusa la municipalizzata dell’acqua Acea, quotata in Borsa.

Un sistema d’impresa cui vanno aggiunti i cosiddetti enti strumentali in cui figurano quattordici fondazioni e l’associazione Teatro di Roma. Ecco perchè già a fine luglio, nel parere per la salvaguardia degli equilibri di bilancio, l’Organismo di valutazione, Oref, aveva evidenziato come nel caso di Roma metropolitane srl fossero emersi nel 2018 ben 15 milioni di debiti fuori bilancio. “Per alcune società, l’ente sta svolgendo approfondimenti dai quali potrebbe emergere la necessità di effettuare i integrare gli accantonamenti” si legge nel documento dell’Oref datato 26 luglio 2018 in cui si segnala anche una “lentezza cronica della gestione degli incassi e del recupero dell’evasione che alla data del 3 luglio 2018 risultava riscosso meno del 6% dei residui attivi, percentuale risibile” e ”l’incompletezza delle operazioni di riconciliazione dei saldi crediti/debiti con le partecipate”.

Ma se le cose stanno in questi termini come mai l’amministrazione pentastellata ha deciso di eliminare il vincolo alle assunzioni nelle partecipate imposto dalla deliberazione 58 del 6 marzo 2015 “nell’ambito delle misure urgenti da adottare per la riduzione del disavanzo ed il riequilibrio strutturale di Roma Capitale”? La risposta è nella qualità dei servizi, ridotta ormai all’osso, che il Comune vorrebbe rilanciare. Per questo la sindaca Raggi ha immaginato di poter cambiare le carte in tavola pur all’interno del piano di risanamento dell’ente. E di farlo proprio attraverso una riapertura delle assunzioni nelle partecipate che avverranno sulla base di piani che prima saranno sottoposti al vaglio dell’amministrazione. “di dare indirizzo agli Amministratori degli organismi partecipati di cui ai precedenti punti affinché procedano ad assunzioni di personale solo dopo la formale approvazione, da parte di Roma Capitale, dei predetti piani assunzionali e nella misura massima prevista dai piani stessi” si legge nella deliberazione 213 del 23 novembre 2018. Nobile intento che però non risolve due temi. Il primo contabile delle finanze dissestate, il secondo politico delle “parentopoli” che finora hanno caratterizzato le assunzioni nelle partecipate. Soprattutto in tempi di elezioni.

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