Santa Sede pubblica il bilancio per la prima volta dal 2016

Deficit 2019 11 mln, erano 75 nel 2018

Per la prima volta del 2016 la Santa Sede, dopo molti annunci e molti rinvii, pubblica il proprio bilancio. “Chi chiede trasparenza ha ragione. L’economia della Santa Sede deve essere una casa di vetro. Questo è quel che il Papa ci chiede”, afferma in una intervista a Vatican News il prefetto della Segreteria per l’economia, Juan Antonio Guerrero, succeduto al cardinale George Pell. Da un mese, il gesuita spagnolo è affiancato da un nuovo segretario, Maximino Caballero, anch’egli spagnolo, proveniente dal mondo del business statunitense.

“I fedeli hanno il diritto di sapere come usiamo le risorse nella Santa Sede. Non siamo proprietari, siamo custodi di beni che abbiamo ricevuto”. Nel 2019 la Santa Sede ha avuto 11 milioni di deficit, già coperti. L’anno prima erano stati 50. Le entrate sono state di 307 milioni di euro, sono stati spesi 318 milioni di euro. Il bilancio pubblicato oggi riguarda non già l’intero Vaticano, ma la sola Santa Sede, ossia la Curia romana. Non è escluso, peraltro, che in futuro il budget venga consolidato diversamente, includendo altri settori. La Curia assomma al 35% del bilancio Vaticano complessivo, lo Stato della Città del Vaticano è pari al 15%, lo Ior il 17%, altre fondazioni e fondi, quali il fondo pensione il 24% e, infine, l’Obolo di San Pietro è pari al 6% e il fondo riservato della Segreteria di Stato dal quale sono stati attinti i soldi per l’immobile di Londra è pari al 3% del totale. “Se dovessimo consolidare tutto, nel 2019 non ci sarebbe deficit, né c’è stato nel 2016, l’ultimo anno in cui tutti questi conti sono stati consolidati”, spiega padre Guerrero.

Nel 2019 il conto economico ha fatto registrare un surplus di oltre 20 milioni nel risultato operativo, dovuto ad un lieve calo delle donazioni ricevute dalle diocesi del mondo ma anche dallo Ior (14 milioni) – calo che si è concretizzato anche a fronte del fatto che nel 2018 l’Elemosineria apostolica e il dicastero per lo Sviluppo umano integrale avevano ricevuto ingenti donazioni “una tantum” – e ad un aumento dei ricavi del patrimonio dell’ Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica (Apsa). Le spese sono diminuite di oltre 29 milioni, anche in ragione del fatto che nel 2018 l’Istituto Dermopatico dell’Immacolata (Idi) aveva assorbito, per appianare i debiti, quasi 30 milioni di euro. Ma soprattutto l’evoluzione del risultato finanziario, ossia di investimenti ben gestiti, ha generato un ricavo di 43 milioni e 898mila euro. Il deficit complessivo è di 11 milioni e 109mila euro a fronte di 50,3 milioni nel 2018.

Per precisione, spiega padre Guerrero, “dovrebbero essere eliminati alcuni costi e ricavi che sono stati straordinari nel 2018 o nel 2019. Neutralizzare questi “one timers” porterebbe al risultato di un deficit di 22 milioni di euro nel 2019 contro 50 milioni di euro del 2018″. Quanto al patrimonio, il 2019 ha fatto registrare un aumento di quasi 170 milioni e un aumento dei ricavi di oltre 20 milioni. Il 54%, pari a 164 milioni di euro, è stato generato dallo stesso patrimonio. Gli asset si sono rivalutati principalmente a causa del buon andamento degli investimenti finanziari (sono stati 1 miliardo e 55 milioni nel 2019 a fronte di 987 milioni nel 2018, dunque +68.089.000 euro in un anno), ma è andato bene anche il settore delle proprietà immobiliari (+30.863.000 euro) e della liquidità (15 milioni ricavati dalle proprietà dell’Apsa, per dire, non sono stati reinvestiti per mantenere una maggiore liquidità). Le passività finanziarie sono aumentate, dal 2018 al 2019, di quasi 70 milioni, principalmente liquidità tenute a disposizione sui conti delle diverse entità. Il patrimonio complessivo (inclusivo del deficit di 11 milioni) è di 1 miliardo e 402 milioni di euro.

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