Categorie: Cronaca

Omicidio Mollicone, la Cassazione: “sentenza assoluzione è incoerente”

annullato le assoluzioni bis dei tre componenti della famiglia Mottola disponendo un nuovo processo

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Una sentenza di assoluzione “incoerente in più punti e contradditoria”. Per questo la Cassazione, spiegandolo nelle 36 pagine di motivazioni, ha annullato le assoluzioni bis dei tre componenti della famiglia Mottola disponendo un nuovo processo per l’omicidio di Serena Mollicone, la liceale di Arce scomparsa il primo giugno 2001 e ritrovata uccisa il tre giugno successivo, nel vicino bosco dell’Anitrella di Monte San Giovanni Campano. In pratica, spiega la Suprema Corte, l’assoluzione bis pronunciata dalla Corte d’Assise d’Appello per il maresciallo dei carabinieri Franco Mottola (in servizio ad Arce nel periodo del delitto), per sua moglie Anna Maria, per il loro figlio Franco, tutti accusati del delitto, non è accompagnata dalla spiegazione di molte delle scelte che l’hanno prodotta ed evita di prendere posizione su diversi nodi cruciali. Legittimo scegliere – dice la Cassazione – ma bisogna sempre motivare. Ed in questo caso c’è stata “omissione e apparenza di motivazione, nonché l’assenza di risposta a specifiche deduzioni”. A pagina 12 la Cassazione spiega che “se è vero che il giudice può pronunciare sentenza di condanna solo se l’imputato risulti colpevole al di là di ogni ragionevole dubbio, tuttavia è anche vero che lo stesso non può astenersi dal vagliare le eventuali incertezze manifestatesi per verificare se è possibile ricomporle in un quadro coerente. E che solo se, all’esito di detta verifica, permangono dubbi, nel senso della possibilità di una spiegazione alternativa dei fatti, ha il dovere di assolvere l’imputato. La Corte di assise di appello di Roma si limita ad elencare le incongruenze evidenziate senza svolgere il passaggio successivo appena menzionato”. Mancano le spiegazioni e questo rende incomprensibile ed incoerente la sentenza. Per la Cassazione, i giudici d’Appello “dichiarano insufficienti gli indizi, senza spiegare se sia possibile una ricostruzione alternativa più convincente”. È per questo che il processo torna in Corte d’Assise d’Appello, ad una diversa Sezione. Che dovrà decidere se rifare l’intero dibattimento e sarebbe la terza volta, se ascoltare solo alcuni dei testimoni per chiarire i punti rimasti in sospeso: su tutti le dichiarazioni del brigadiere Santino Tuzi che disse prima di avere visto Serena entrare in caserma il giorno del delitto, poi ritrattò, infine si suicidò con un colpo di pistola prima che potessero riascoltarlo. Ma ad un suo collega in servizio a Fontana Liri, il maresciallo Tersigni, confermò i primo racconto seppure in maniera informale.

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