La manifestazione ha registrato tra i dipendenti di Vodafone e Wind oltre il 90 per cento di adesioni
Fumogeni e bandiere rosse, verdi e blu hanno invaso piazza Santi Apostoli a Roma per la protesta dei sindacati Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom. A rischio 20mila lavoratori del settore telecomunicazioni (Wind Tre, Tim, Vodafone e Iliad).
“Il settore delle telecomunicazioni è uno dei pochi con una concorrenza spietata”, spiegano Lucio e Guido, dipendenti di Wind Tre. “Da quando Wind e Tre si sono fuse circa cinque anni fa nel mercato è entrata Iliad, un operatore molto aggressivo, e i prezzi hanno iniziato a calare – aggiungono -. Non c’è Paese europeo che ha costi così bassi e questo implica un mercato saturo e meno fatturato per le nostre aziende. E quindi – concludono – abbiamo paura per la tenuta dei nostri posti di lavoro”.
Dal palco si stanno alternando gli interventi dei segretari generali dei sindacati del settore. Tra questi Salvatore Ugliarolo segretario generale Uilcom, e Riccardo Saccone segretario della Slc Cgil di Roma e Lazio, sono stati tra i primi a prendere la parola.
La manifestazione, hanno riferito i sindacati dal palco, ha registrato tra i dipendenti di Vodafone e Wind oltre il 90 per cento di adesioni. “Wind senza una visione industriale ma solo finanziaria ha deciso di scorporare la rete per darla a un fondo straniero – ha sottolineato Ugliarolo -. Tra gli altri il mondo dei call center vive le incongruenze del settore pubblico, dove il governo e le istituzioni non intervengono e dobbiamo farci carico noi di difendere i diritti acquisiti”, ha aggiunto.
“Questo Paese è uscito dalla pandemia esattamente come ci è entrato: diseguale – ha proseguito Saccone -. Ci vogliamo riprendere il futuro perché se questo settore si riprende, l’intero Paese si riprende. Il lavoro vuol dire riscatto, vuol dire credere in un futuro migliore. Noi abbiamo un progetto, un’idea di sviluppo. Nei Tavoli governativi ascoltano gruppi dirigenziali aziendali che negli ultimi anni non ne hanno azzeccata una. Ascoltano tutti meno che i lavoratori e le lavoratrici. Con questo sciopero – ha concluso – diciamo che dobbiamo ripartire da qui, dal lavoro e dall’industria, separare delle reti dei servizi è una fesseria”. (Rer)