Categorie: Economia urbana

Roma pensa a ridurre i consumi: dai monumenti al buio alla chiusura anticipata delle metro

L'invasione russa dell'Ucraina avrà degli effetti sui già fragili equilibri finanziari della città e sulle risposte che le istituzioni - così come le aziende pubbliche che offrono servizi ai cittadini - stanno approntando per far fronte alla crisi. Roma pagherà il suo prezzo, anche se ancora nessuno è in grado di quantificarlo

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Immaginate una città dove le metropolitane chiudono alle 20, dove i bus coprono solo le direttrici principali, i camion dell’Ama raccolgono i rifiuti due o tre volte alla settimana e i monumenti restano al buio. Non saranno le atmosfere sospese e cupe di Roma città aperta, ma l’aria che si respira nella capitale, a 2.400 chilometri dai palazzi bombardati di Kiev, è quella di una metropoli rassegnata a vivere presto un’economia di guerra, scrive oggi il dorso locale di Repubblica.

Il nemico, almeno per oggi, non è il rischio di un conflitto, ma gli effetti che l’invasione russa dell’Ucraina avrà sui già fragili equilibri finanziari della città e sulle risposte che le istituzioni, così come le aziende pubbliche che offrono servizi ai cittadini, stanno approntando per far fronte alla crisi. Roma pagherà il suo prezzo, anche se ancora nessuno è in grado di quantificarlo.

Comune e Regione sono alla finestra, in attesa che l’indicazione dei provvedimenti da adottare arrivi dal governo. Ieri il Presidente della Regione Lazio Nicola Zinga retti ha dichiarato: “Tutti i cittadini che vogliono dare una mano al popolo ucraino possono cominciare a consumare meno energia. Poi so che il governo sta valutando delle misure di sistema affinché ci possa essere anche su questo un segnale”.

Più attivo è il ruolo che spetterà nelle prossime ore al sindaco Roberto Gualtieri, a partire dai risparmi nell’illuminazione pubblica dei quali il primo cittadino – riporta Repubblica – discuterà proprio oggi con i vertici di Acea. “Stiamo analizzando la questione – ha dichiarato ieri Gualtieri – preferisco esprimermi al termine delle verifiche, penso sia giusto cercare di attuare una strategia di risparmio energetico in una fase come questa”.

Oltre all’illuminazione dei palazzi comunali, all’interno del raggio d’azione del sindaco rientrano anche le politiche industriali che saranno adottate dalle municipalizzate. Atac è quella che oggi sta pagando il prezzo più alto di questa crisi. Secondo gli ultimi dati raccolti dall’azienda, rispetto al budget di 75,5 milioni di euro previsto per coprire i costi energetici del 2021 necessari per far muovere bus, tram e metro il costo a consuntivo ha raggiunto i 90 milioni e sembra destinato ad arrivare a quota 101 milioni per il 2022.

“Nel giro di otto mesi – spiega un manager di Atac – l’aumento è stato del 34% e non siamo in grado di calcolare cosa accadrà nei prossimi giorni perché i prezzi dei carburanti continuano a salire”. L’unica risposta in mano all’azienda che – secondo quanto riporta il quotidiano – potrà arrivare solo con una decisione del Campidoglio, è quella di approntare un taglio del servizio, riducendo le corse o gli orari di apertura delle metropolitane, proprio come avviene in caso di guerra. Un’ipotesi ancora lontana ehe tuttavia nessuno può escludere di fronte a un prolungarsi del conflitto o, ancora peggio, a un suo allargamento.

Come Atac anche Ama subisce duramente l’aumento dei prezzi dei carburanti e dell’energia, tanto per i mezzi che raccolgono i rifiuti in giro per la città quanto per il funzionamento degli impianti in ca
po alla municipalizzata. Anche qui, scrive Repubblica, l’unica risposta possibile, ma ad oggi non ancora prevista, è quella di ridurre il servizio, lasciando che la spazzatura torni ad accumularsi in strada. Le grandi aziende stanno pensando a rilanciare lo smart working, che avrebbe dovuto essere in parte archiviato con la fine dell’emergenza sanitaria e che invece torna in misura ancora più massiccia di prima, unica strada per ridurre al massimo i consumi energetici.

Del resto, i dati Istat rielaborati dal Codacons parlano chiaro: rispetto a un anno fa il costo dell’energia elettrica è aumentato dell’82% e dei 62% quello del gas. Per una famiglia di tre persone questo si traduce in una spesa più pesante di 504 euro all’anno nella bolletta della luce e di 445 in quella del gas. Aumentano anche i prezzi dei beni alimentari: la pasta e il burro volano a +11%, gli olii alimentari a +18%, la frutta a +6%. Anche la verdura è più cara con un aggravio di spesa pari a 74 euro annui. Un trend destinato a peggiorare: si stima che a partire dai primo aprile le bollette di aumenteranno di un altro 2.5% dei 15% quelle della luce. Gli scenari sono aperti, mentre i cittadini romani si interrogano sull’opportunità di cambiare di nuovo il proprio stile di vita. Nessuno canta più alle finestre, ma molti sono ancora lì, cercando di capire cosa accadrà domani.

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