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Scuola, a Roma protesta degli studenti per l’esame di maturità

Venerdi manifestazione nella Capitale. I presidi divisi, ma per Invalsi le competenze dei ragazzi sono precipitate durante la pandemia di Covid

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Gli studenti delle superiori non ci stanno alla modalità con cui a giugno e luglio saranno fatti gli esami di maturità: due prove scritte, più un esame orale. Fino a pochi giorni fa la voce che circolava al ministero era di un solo scritto, di italiano. D’altronde l’Invalsi è stato impietoso: in  quinta superiore si assiste a una vero crollo delle competenze, con il 44% di studenti che non è arrivato al livello minimo in italiano (35% nel 2019) e addirittura il 51%, vale a dire uno su due, in matematica (42% nel 2019). La pandemia di Covid ha lasciato il segno sulla scuola.

Con queste prerogative, come si può tornare a un esame di Stato in qualche modo ‘tradizionale’? Gli studenti dunque sono letteralmente sul piede di guerra, e per il 4 febbraio hanno indetto una giornata di protesta. A Roma ci saranno assemblee in tanti istituti, mentre è prevista una manifestazione di fronte al ministero dell’Istruzione, “Non pagheremo le scelte di una classe politica che non ci ascolta”, dice la Rete degli Studenti Medi, che critica appunto il ritorno al doppio scritto dopo due anni di pandemia. 

I presidi a Roma sono divisi, e preoccupati dell’innalzamento della tensione. Alcuni parlano di “compromesso”, considerato che la seconda prova sarà decisa dal consiglio d’istituto. Altri sono del tutto contrari. Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “pensare di ritornare alla normalità quando gli alunni in una classe su tre sono in DAD o in DDI significa negare la realtà: comprendiamo i buoni propositi del Ministero, ma fanno bene gli studenti a protestare“. Ma qui, sembra, a decidere siano stati i consulenti di palazzo Chigi più che il ministro dell’Istruzione Bianchi. 

Nei fatti, la pandemia di Covid, ha aumentato le differenze di preparazione tra i ragazzi che vanno a scuola. Secondo secondo Invalsi è emerso come il 9,5% degli studenti (pari a circa 40-45mila ragazzi) che esce dalla scuola possiede competenze di base fortemente inadeguate (la cosiddetta “dispersione implicita”). Eravamo al 7% nel 2019.

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